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Imputato per rapina, i testimoni dell’accusa ribaltano il reato: è furto

Dovrà essere riformulato il capo di imputazione per un romeno di 38enni, difeso dall'avvocato Manuel Piras, rinviato a giudizio per la rapina di un cellulare ad un 33enne bengalese

Il tribunale di Ancona
Il tribunale di Ancona

ANCONA – Finisce a processo per la rapina di un cellulare ma i testi dell’accusa, sentiti dalla difesa, fanno derubricare il reato che ora diventerà furto con destrezza. Dovrà essere riformulato il capo di imputazione per un romeno di 38enni, difeso dall’avvocato Manuel Piras, rinviato a giudizio per la rapina di un cellulare ad un 33enne bengalese. I fatti risalgono al 2 giugno 2016, in corso Carlo Alberto. Stando all’accusa il romeno avrebbe sottratto con violenza il telefonino al 33enne, fuggendo via. Poco dopo sarebbe stato raggiunto in piazza Ugo Bassi dal proprietario del telefonino e da un suo amico, un pakistano di 49 anni. Quest’ultimo avrebbe cercato di riprendere il cellulare dell’amico ma il romeno lo avrebbe colpito al volto urlandogli: «Non ho paura della polizia, ti ammazzo». Ieri in tribunale sono stati sentiti i testimoni dell’accusa, un poliziotto, il bengalese e un amico del pakistano. In base alle loro dichiarazioni, che hanno sottolineato come la violenza sarebbe avvenuta dopo la sottrazione del cellulare e a distanza di tempo, il reato è stato ridimensionato e il giudice Paolo Giombetti ha invitato il pm a riformulare l’accusa e a rimettere la citazione a giudizio. Il pm, oltre al furto, potrebbe contestare le percosse visti i colpi sferrati dall’imputato all’amico del proprietario del cellulare che voleva farsi ridare il telefonino sottratto.