Del vissuto emotivo delle donne che hanno difficoltà a concepire un figlio si parla ormai diffusamente e anche la letteratura clinica ha dato ampio spazio all’approfondimento delle ripercussioni psicologiche dell’infertilità femminile. Ma cosa accade quando è l’uomo a confrontarsi con una diagnosi di infertilità?
In questo caso i dati scientifici sono meno numerosi, mentre nel pensiero comune è diffusa l’idea che un uomo che non riesca a diventare padre soffra meno rispetto alla donna e vada incontro a minori ripercussioni emotive. È davvero così? Si tratta di una tematica importante, dal momento che attualmente secondo l’ISS circa il 35% delle difficoltà riproduttive sono riconducibili a infertilità maschile. Per infertilità maschile si intende l’incapacità di ottenere un concepimento dopo dodici mesi di rapporti sessuali regolari non protetti con una donna fertile e senza l’uso di metodi anticoncezionali (OMS). Si parla di sub-fertilità quando le probabilità di concepimento sono inferiori alla media.
Cosa dicono gli studi effettuati in proposito? Le ricerche sulle sequele psicologiche dell’infertilità maschile non sono molto numerose e i risultati non sono concordi. Alcuni studi non rilevano influenze sul benessere psicologico, altri segnalano minor autostima, maggior senso di colpa, sintomi ansiosi e depressivi. L’esperienza dell’infertilità può avere sull’uomo un impatto più o meno patogeno in base a diversi fattori: individuali (cognitivi ed emotivi), relazionali, sociali, medici. Incidono sull’impatto, ad esempio, la personalità dell’uomo, le caratteristiche della coppia, la durata dell’infertilità, le procedure diagnostiche effettuate, la prognosi, la reazione della partner, la cultura di appartenenza.
Anche nell’uomo, come nella donna, si osserva comunque che l’infertilità può costituire una profonda ferita psicologica in grado di evocare sentimenti di perdita, lutto, depressione, rabbia, fallimento, colpa, scarsa autostima.
Alcune delle ripercussioni negative dell’infertilità sull’uomo:
-Sentirsi diverso, inadeguato. L’uomo infertile si sente stigmatizzato a causa della concezione convenzionale che lega fertilità a mascolinità: il pensiero comune associa erroneamente la potenza sessuale e la potenza riproduttiva, pertanto sull’uomo infertile aleggia il sospetto dell’impotenza, del tutto infondato ma purtroppo profondamente radicato. Spesso l’uomo infertile si sente perciò ferito nella propria virilità e si vergogna di “non essere veramente uomo”.
-Sentirsi in colpa e responsabile del benessere della partner. Si osserva che la reazione della partner alla propria infertilità, il modo in cui lei la vive e affronta, ha un impatto determinante sul benessere dell’uomo, persino maggiore rispetto all’infertilità in sé. Il senso di colpa può essere rivolto anche verso la propria famiglia, per non poter dare continuità alle generazioni.
–Vergogna e imbarazzo per gli accertamenti diagnostici, che possono essere fonte di disagio. Lo spermiogramma richiede la masturbazione in laboratorio per poi effettuare analisi sul liquido seminale, pratica che può suscitare imbarazzo, vergogna, ansia del giudizio sulla propria fertilità, determinando frequenti difficoltà a portare a termine la procedura.
-Senso di pressione, meccanicità e artificiosità dell’atto sessuale. I rapporti sessuali mirati per aumentare le possibilità di concepimento e la pressione della partner possono comportare il vissuto dell’intimità sessuale come gesto meccanico, non più naturale e spontaneo. Vengono meno l’aspetto del piacere e dello scambio affettivo, mentre la sessualità diventa un dovere, solo uno strumento per generare. Possono derivarne disturbi sessuali.
–Shock e incredulità. La notizia della scarsità o dell’assenza di spermatozoi nel liquido seminale può essere uno shock, considerando che la maggior parte delle persone dà per scontata la propria capacità procreativa. Inoltre gli uomini, più delle donne, tendono a sottostimare l’incidenza dell’infertilità nella popolazione maschile.
-Perdita della speranza del figlio immaginato e desiderato, perdita dell’identità di genitore biologico, perdita dello status sociale di genitore che nella nostra società è fortemente valorizzato: perdite molteplici che costituiscono un vero e proprio lutto.
-Solitudine, difficoltà a sentirsi compreso e a condividere il proprio vissuto, paura del giudizio degli altri. Il tema dell’infertilità maschile costituisce tuttora un tabù di cui non si parla in pubblico.
–Rabbia, gelosia e invidia per chi riesce facilmente a procreare.
-Senso del proprio corpo come danneggiato, non funzionante, difettoso.
–Difficoltà a manifestare malessere e disagio. La sofferenza dell’uomo infertile è spesso silenziosa, perché la pressione culturale spinge l’uomo a non mostrarsi debole, a non permettersi di soffrire e a non parlare delle proprie emozioni. Tristezza e depressione sono le emozioni meno accettate socialmente nell’uomo e pertanto più represse e nascoste, sostituite più frequentemente dalla rabbia, considerata un’emozione più legittima nell’uomo.
–Negazione del problema e della sofferenza. Il lutto della propria generatività è affrontato con modi e tempi soggettivi, dando luogo a frequenti incomprensioni nella coppia. Gli uomini appaiono spesso meno coinvolti dal problema dell’infertilità, inducendo le partner a credere che siano poco interessati alla questione e suscitando rancore e delusione, ma il loro atteggiamento potrebbe essere l’esito di un maggior uso del meccanismo di difesa della negazione, attivato inconsciamente per tenere a bada le emozioni negative.
Lo stereotipo culturale che richiede all’uomo di mostrarsi forte e di non esprimere le sue emozioni e la tendenza maggiore degli uomini a usare il meccanismo di difesa della negazione potrebbero erroneamente portare a sottostimare la sofferenza emotiva provocata dall’infertilità maschile e a sottovalutare la necessità di avere supporto, sia informale che professionale.
Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Consulenza, sostegno e psicoterapia prevalentemente online tramite videochiamata
Studi a Piane di Camerata Picena (AN) e
Montecosaro Scalo (MC)
Per appuntamento tel. 339.5428950