PESARO – Il peso dell’inflazione: è come togliere dal portafoglio delle famiglie 1.788 euro annui. Sempre più acquisti nei discount e taglio di prodotti come carne e pesce. A rilevarlo è Federconsumatori Pesaro che sottolinea come l’inflazione a luglio 2023 prosegua la sua lenta discesa: secondo l’Istat il tasso si attesta al 6%. Rallenta, in maniera quasi impercettibile, anche il carrello della spesa, il cui tasso si ferma al 10,4%.
«Non bisogna cedere a facili ottimismi: l’inflazione al 6% comporta ancora ricadute allarmanti sulle tasche delle famiglie, sempre più provate, in questa fase, anche dai rincari sul fronte dei carburanti e delle rate di mutui e prestiti. Con l’inflazione a questi livelli, secondo le stime dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, gli aggravi sono pari a 1.788 euro annui a famiglia, ma l’impatto per le famiglie meno abbienti è più forte, in molti casi insostenibile».
Il tutto in un contesto in cui continuano ad aumentare i tassi di interesse con conseguenze sui mutui per le famiglie ma anche per le imprese. E in una provincia come quella di Pesaro, in cui la la maggioranza è fatta di piccole aziende, il peso è maggiore. Dunque tanta sabbia negli ingranaggi dell’economia. Secondo uno studio aggiornato dell’O.N.F., inoltre, emerge che nemmeno l’aumento è uniforme: su un paniere di 30 prodotti fondamentali, a fronte di un tasso di inflazione, oggi, del 6%, i prezzi dei prodotti essenziali aumentano mediamente di oltre il doppio, cioè del 13,8% (prendendo a riferimento i prezzi applicati a luglio 2022 e quelli di luglio 2023).
Questo non fa altro che confermare e aggravare disparità e rinunce, come fotografa oggi anche la ricerca Ipsos per Legacoop, che illustra come 6 italiani su 10, per far fronte a questa situazione, stiano operando tagli sui consumi di beni ed energia. Un’analisi che conferma il quadro di rinunce e sacrifici che denunciamo da tempo: secondo i dati del nostro Osservatorio, infatti, le famiglie continuano a ridurre i consumi di carne e pesce (-16,9%, con uno spostamento anche verso il consumo di tagli e qualità meno costosi e meno pregiati); ricercano sempre più assiduamente offerte, sconti, acquisti di prodotti prossimi alla scadenza (abitudine adottata dal 49% dei cittadini); effettuano acquisti sempre più presso i discount (+11,9%). In molti, inoltre, rinunceranno alle vacanze estive, oppure ne ridurranno la durata.
A crescere maggiormente sono stati i costi di pane e pane in cassetta (rispettivamente 32% e 33%), pasta (39%), riso (33%), zucchero (23%), pomodori pachino (25%), cono gelato surgelato (22%) e fettine di formaggio fuso (25%).
«Di fronte a questa situazione l’ipotesi del paniere a prodotti calmierati rappresenta sicuramente un passo avanti, che va rafforzato con l’avvio di monitoraggi capillari dei prezzi (per snidare e contrastare attivamente i fenomeni speculativi ancora in atto) e che, dopo una prima sperimentazione, andrà migliorato e non potrà limitarsi ad un trimestre. Ulteriori misure andrebbero poi adottate per un incremento del potere di acquisto delle famiglie, attraverso una detassazione dei salari e rendendo strutturale il taglio del cuneo fiscale» chiude Federconsumatori.