CAMERINO – «Essere imprenditore è una vocazione, più che un mestiere. Che va coltivato ogni giorno». È questa la filosofia che alimenta l’eccellenza custodita da “La Pasta di Camerino”, terzo attore nazionale nel settore della pasta secca all’uovo. Federico Maccari, il giovane direttore dell’azienda Entroterra di Camerino, proprietaria del noto marchio, delinea i valori che guidano il lavoro quotidiano della sua famiglia e dei 58 collaboratori.
Innovazione, qualità e tradizione: sono gli ingredienti alla base del crescente successo di La Pasta di Camerino, che consente addirittura a ciascun cliente, inserendo semplicemente il numero del lotto riportato nel retro della confezione sull’applicazione Shazam, di tracciare integralmente la filiera di produzione e accedere a informazioni e ricette.
A seguito dell’ampliamento da 5.000 a 10.000 mq coperti dello stabilimento di Camerino, l’azienda potrà contare su di una capacità produttiva di 450 quintali di pasta al giorno su 6 linee di produzione con 60 referenze di pasta all’uovo, pasta di semola, di farro ed integrale in chiave artigianale e di alta qualità con triplo impasto lento a bassa temperatura, lenta estrusione, trafilatura al bronzo, essiccazione lenta a bassa temperatura.
Fondata nel 2002 da Gaetano e Mara Maccari, rispettivamente responsabile di produzione e responsabile amministrativa, Entroterra è oggi la rappresentazione concreta della resilienza, vale a dire l’esempio di come si può rinascere più forti di prima anche dopo un devastante terremoto.
Federico Maccari, cosa significa essere un imprenditore?
«Sono nato e cresciuto in una famiglia di imprenditori e quindi ho imparato questo mestiere, ammesso che lo sia, dall’esempio dei miei genitori – afferma Maccari -. Non so se essere imprenditori sia un mestiere perché molto spesso ritengo che sia piuttosto una vocazione, magari un talento, che va coltivato ogni giorno. Essere imprenditore comporta fondere la propria vita con quella nell’azienda, sentire la responsabilità da una parte di produrre e distribuire un prodotto che sia punto di riferimento per i consumatori ed anche per i competitors, e dall’altra di far sì che i dipendenti siano sempre motivati a fare del loro meglio perché dallo stabilimento esca il miglior prodotto possibile. L’approccio dell’azienda di famiglia che i miei genitori hanno fondato nel 2002 non è mai cambiato. La famiglia si è solo un po’ allargata. Da mio padre ho imparato ad essere umile, a decidere solo dopo aver ascoltato le persone di cui mi fido, a provare ad essere di esempio per chi condivide con me il percorso in azienda. Il concetto dell’uomo solo al comando è fuori dal tempo, ormai».
La Pasta di Camerino è forse il miglior sinonimo, in chiave imprenditoriale, della resilienza. Come è stato possibile ripartire?
«All’indomani della gravissima scossa di terremoto del 30 Ottobre 2016 che ha lasciato senza casa amici, parenti e molti dei dipendenti dell’azienda, insieme con la mia famiglia abbiamo deciso ed annunciato la decisione di voler investire ancora, sempre nel territorio di Camerino, ampliando lo stabilimento produttivo inaugurato lo scorso 15 settembre. L’obiettivo era anche quello di dare un segnale a tutti i camerti che questo territorio è ferito ma non morto, che c’è possibilità e voglia di fare impresa. In una città in cui il centro storico è stato interamente circoscritto come zona rossa ed i cui cittadini hanno dovuto abbandonare le proprie case facendo calare la popolazione di almeno 4 volte, abbiamo cercato sempre di rappresentare un modello di speranza per la rinascita. Nonostante le scosse tremende di agosto ed ottobre 2016, lo stabilimento di produzione non ha subito alcun danno essendo stato realizzato nel 2008 secondo rigidi criteri antisismici. Il buon lavoro di costruzione fatto allora ha consentito che non ci fossero conseguenze all’evento calamitoso e che la produzione potesse continuare».
Innovazione, qualità e tradizione. Come si conciliano? Qual è, insomma, la vostra “ricetta” segreta?
«Il mercato della pasta all’uovo e della pasta in generale ha un trend decrescente negli ultimi anni per diversi motivi come la popolazione che invecchia, il crescente numero di immigrati che non conosce e non consuma la pasta all’uovo, le differenti abitudini alimentari. In questo scenario noi stiamo comunque crescendo sia per volumi che per valore, perché produciamo un prodotto realizzato con materie prime 100% italiane, filiera tracciabile e garantita e queste informazioni sono sempre a disposizione dell’utente. Ne consegue che il prodotto ha una migliore masticabilità e digeribilità e tiene perfettamente la cottura. Chi lo assaggia se ne accorge e difficilmente sceglie un prodotto diverso dal nostro».
Quali sono gli altri punti di forza dell’azienda?
«Potrei dire che i punti di forza sono tutti racchiusi in quanto ho provato a spiegare finora. Credo nel valore della famiglia e nella capacità di fare impresa in maniera seria e responsabile ma anche innovativa. Oggi il consumatore vuole essere sempre più informato e sapere cosa acquista e cosa mangia. I dati ci dicono che 500 persone al giorno usano la App di Shazam per scoprire tutto sul nostro prodotto e sulla filiera. Per noi è un grande valore aggiunto che ci differenzia dalla concorrenza. Siamo gli unici a proporre al consumatore pasta all’uovo e di semola prodotta in chiave artigianale e di alta qualità. Abbiamo un team affiatato e molto responsabile e, nella riorganizzazione in atto negli ultimi 2 anni, stiamo coinvolgendo anche i fornitori che fanno parte della nostra supply chain».
Gli obiettivi futuri?
«Già oggi nelle Marche la nostra pasta all’uovo è la più venduta. L’obiettivo è far sì di raggiungere questo primato anche per la pasta di semola che già dai primi mesi del nuovo anno sarà in distribuzione in tutti i principali marchi della grande distribuzione come Si Con Te, Coop, Conad, Coal, Oasi, Tigre, Sma, Simply. Nel medio periodo poi puntiamo a far sì che La Pasta di Camerino sia il marchio di riferimento per i consumatori di altre regioni strategiche come Emilia-Romagna e Lombardia, ampliando al contempo le esportazioni all’estero che, al momento, tra Germania e Stati Uniti coprono il 20% del nostro fatturato. Chiuderemo il 2017 con circa 18 milioni di euro».
Ultima domanda, sull’Italia. Come sta questo nostro Paese e quale futuro ci attende?
«Stiamo uscendo da una gravissima crisi che ha acuito le differenze sociali. Non mi occupo di politica ma osservo e mi informo. Nell’ultimo anno ho avuto anche l’occasione di conoscere molti politici alcuni dei quali considero capaci e di valore. Ritengo che l’Italia abbia bisogno di una classe dirigente seria, onesta e responsabile perché occorre completare il percorso di riforme. Penso alla modernizzazione degli apparati produttivi, l’adeguamento infrastrutturale, la semplificazione delle procedure. Da imprenditore aggiungo che avere incentivi per assumere personale specialmente in zone depresse come la nostra sia fondamentale tanto quanto far sì che le aziende possano accrescere la loro competitività sui mercati internazionali. L’Italia è un grande Paese, e quando vado all’estero, veicolando il Made in Italy ed il Made in Marche, ricevo molti attestati di stima perché siamo considerati ambasciatori del buon cibo. Recentemente al Summer Fancy Food a New York, principale appuntamento fieristico negli USA, i visitatori, tra buyer ed operatori vari, sono impazziti per la nostra pasta ed abbiamo consumato tutta quella che avevamo portato per le degustazioni. C’è tanto da fare. Occorre farlo».