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Inrca e ospedale di Osimo, una fusione che non convince

La sperimentazione terminerà a settembre ma oggi sindacati, operatori e pazienti fanno fatica a capire i motivi della decisione. La parola ai dirigenti Asur

Una protesta davanti all'ospedale di Osimo

OSIMO – La prova di fusione tra l’Inrca e l’ospedale di Osimo partita a maggio è l’argomento più discusso in queste ore a Osimo. Perché si è deciso di “fondere” e com’è partita la sperimentazione? Se ieri sera c’è stato ancora caos in Consiglio Comunale, quando il Pd alla maggioranza ha fatto saltare il numero legale mentre era in discussione l’odg delle Liste civiche sulla salvaguardia dell’ospedale, a una settimana esatta dal civico consesso ad hoc disertato dagli stessi “civici”, la parola va ai tecnici.

«La riorganizzazione della sanità in atto che coinvolge anche Osimo assicura una prospettiva. Il “Ss. Benvenuto e Rocco” è uno dei quattro ospedali dell’Area vasta 2 con Jesi, Senigallia e Fabriano, tutti insieme nel presidio unico, e quindi risente delle esigenze degli altri tre: questo potrebbe essere un limite. Invece nella fusione con l’Inrca troverebbe dei vantaggi. La sperimentazione terminerà a settembre e a far quella data dovremmo vedere se apportare correttivi». L’ospedale di Osimo si sta fondendo con l’Inrca per aspirare a diventare ospedale di primo livello e non rischiare così di trasformarsi in ospedale di base, come stabilisce il decreto 70 del 2015 sulla riorganizzazione sanitaria. L’ha detto il direttore generale dell’Asur Alessandro Marini annunciando che per lunedì 13 ci sarà un tavolo tecnico con i sindacati.

«Il nuovo Inrca-Osimo non sarà un soggetto scientifico in ambito geriatrico ma un ospedale che ricomprenderà anche le funzioni della ricerca – aggiunge il direttore generale dell’Inrca Gianni Genga -. Inoltre i dipendenti che lavorano all’Inrca hanno gli stessi contratti dei dipendenti pubblici quindi non ci saranno problemi per il personale dell’ospedale di Osimo. Saranno salvaguardati il comparto e i medici».

«Nella Chirurgia abbiamo operato 1.820 casi contro i 1.300 del 2015, solo per avere un esempio, e alla Gastroenterologia i ricoveri sono rimasti 30 nel 2016. Sono stati attivati a Osimo ambulatori per il Piede diabetico, la Cardiologia e altri presenti all’Inrca. I ritardi del processo di integrazione sono dovuti anche ai concorsi che vanno deserti. I medici di certe specialità sono presenti in numero non adeguato nella nostra Regione», sostiene invece il direttore sanitario dell’Asur Marche Nadia Storti.

Focus sul prono soccorso da parte dell’assessore alla Sanità Daniele Bernardini, medico di famiglia di Osimo: «Al pronto soccorso lo scorso anno ci sono stati 20.083 accessi, in molti hanno atteso ma sono stati tutti visitati. I medici lavorano in difficoltà ma sempre presenti 24 ore su 24. Tra i problemi anche la povertà: tanti osimani non fanno gli esami del sangue perché non hanno i soldi per pagare il ticket ma spesso a Osimo i medici vengono incontro. Il pronto soccorso necessita però di operare in spazi adeguati: occorre spostare i letti per i pazienti in osservazione breve al piano superiore della struttura, aumentando dunque di oltre il doppio il numero dei letti disponibili, lasciando le stanze al piano di sotto in piena disponibilità per le altre prestazioni. In questo modo si accorcerebbero le liste di attesa evitando anche di intasare con i ricoveri gli altri reparti. Per quanto riguarda le altre specialità mediche, grazie alla sperimentazione in corso di integrazione con l’Inrca, sono stati implementati i ricoveri e gli interventi in Chirurgia. I primari che sono andati in pensione saranno rimpiazzati a breve».

Scettici i due consiglieri del Movimento 5 stelle: «Si annuncia l’ampliamento al secondo piano, in realtà si amplia la cosiddetta osservazione breve: dopo il primo intervento di emergenza i pazienti stazioneranno per tempi più o meno lunghi ma non potranno usufruire di reparti specializzati. Se il pronto soccorso è la “bocca” di entrata della sanità, a Osimo avremo la “bocca” ma non lo “stomaco”, cioè i reparti alle spalle del servizio di emergenza in cui “digerire” i problemi sanitari dei cittadini. Le “soluzioni” di politici e vertici sanitari sono distanti dalle reali esigenze dei pazienti che infatti, anche qui, sono costretti a rivolgersi alla sanità privata. Con la fusione poi il reparto e la sala operatoria di Chirurgia, ad esempio, saranno accorpati e opereranno prima o poi solo all’Inrca di Ancona».

Non ci stanno nemmeno Cgil e Cisl, che si chiedono ad esempio se il reparto di Medicina avrà carattere geriatrico o sarà aperto per tutti i pazienti e se, in questa fase di transizione, i professionisti che a oggi ci lavorano saranno assorbiti dall’Inrca della Montagnola. Le rassicurazioni occupazionali arrivate a oggi non sarebbero sufficienti.