ANCONA – La possibile riattivazione del Covid hospital di Civitanova Marche, ventilata in questi giorni per fronteggiare una possibile nuova ondata di contagi, ha subito suscitato un vespaio di polemiche da parte dei sindacati.
Cgil, per voce della segretaria generale Daniela Barbaresi e del segretario regionale Fp Cgil Matteo Pintucci, solleva forte perplessità sottolineando che la riattivazione del Covid hospital «andrebbe ad aggravare la già difficile situazione del personale medico e sanitario sopratutto per quanto riguarda le terapie intensive e rianimazioni».
Durante l’emergenza Covid, rimarcano i due sindacalisti, «i sistemi basati su una visione ospedalo-centrica hanno evidenziato enormi fragilità», mentre «è stata più forte la tenuta del sistema sanitario laddove si sia andati nella direzione del potenziamento delle strutture sul territorio con particolare riguardo alle Usca che, rispetto al sistema “ospedale”, hanno la caratteristica di maggior tempestività garantendo un intervento molto più efficace». Inoltre, sottolineano, non si conosce ancora cosa «abbia previsto» il Servizio Sanitario Regionale circa le possibilità offerte dal Decreto Legge 34 che prevede il rafforzamento delle terapie intensive «con previsione di posti letto e relative somme (comprese quelle per il personale)».
La Fp Cisl invece invoca la necessità «di un vero e rapido confronto con le organizzazioni sindacali – afferma il segretario regionale Luca Talevi -: non è possibile, come capitato a marzo, impostare l’attività solo con prestazioni aggiuntive». Talevi pone l’accento sul fatto che, mentre si parla di riapertura dell’ospedale Covid, «ancora i lavoratori delle cinque aree vaste e dell’ospedale regionale di Torrette non hanno avuto la premialità per il drammatico periodo marzo-aprile scorso. Chiediamo al nuovo presidente un intervento per sbloccare la situazione».
Meno negativa la posizione di Anaao Assomed, pur nelle sue perplessità. Il segretario regionale Oriano Mercante ribadisce quella che è stata la posizione del sindacato dei medici dirigenti, è cioè che «va bene tenere la struttura di riserva in caso di necessità». Tuttavia anche Anaao Assomed solleva preoccupazioni sul personale che verrà impiegato nella struttura, ricordando come «l’esperimento di coinvolgere il personale era fallito» e che «nessuno vorrà andare a lavorare in quel deserto». Il sindacato, nel rimarcare la sua contrarietà alla concentrazione dei pazienti in un unico luogo, sottolinea che «sarebbe stato più opportuno creare strutture di questo tipo ma di dimensioni più contenute in ogni area vasta e collegate agli ospedali per evitare carenze di servizi medici e consulenze che in questo modo sono più difficoltosi».