ANCONA – Le attività di rilancio della Isa Yachts e le azioni messe in campo per la salvaguardia occupazionale sono state al centro dell’incontro tra l’amministratore unico di Palumbo Ancona Shipyard ISA, Giuseppe Palumbo, e l’assessore regionale al Lavoro Loretta Bravi. L’incontro, a cui hanno preso parte anche l’avvocato Maurizio Rumolo, legale del gruppo partenopeo, e il responsabile delle Relazioni Industriali per Confindustria Ancona, Paolo Centofanti, è stato sollecitato da Palumbo per rimarcare il pieno rispetto degli accordi sindacali.
«Siamo molto amareggiati e abbiamo voluto mettere al corrente la Regione – spiega Palumbo – dell’inesattezza delle informazioni diffuse dai sindacati che, con il loro atteggiamento, stanno ostacolando la serena gestione del progetto di sviluppo del cantiere. Da parte nostra, riteniamo di aver già fatto tanto, più del dovuto, accollandoci il pagamento del Tfr e degli stipendi arretrati che i dipendenti avanzavano dalla vecchia società e offrendo un incentivo all’esodo di 30 mila euro per i lavoratori in esubero. Da sempre crediamo nel dialogo purché improntato sull’obiettività. In questo caso abbiamo la sensazione che i fatti vengano distorti da chi dovrebbe tutelare tutti i lavoratori e quindi anche i 50 reintegrati».
Giuseppe Palumbo e l’avvocato Rumolo hanno ripercorso le tappe di quanto fatto e accaduto dal subentro del gruppo partenopeo nella gestione dello stabilimento di Ancona, specializzato nel settore degli yachts di lusso.
Con l’acquisizione del cantiere, nel luglio scorso, sono stati sottoscritti numerosi accordi sindacali che prevedevano il rilancio del cantiere mediante la messa in produzione di due yacht e l’assorbimento nell’arco dell’anno di cinquanta lavoratori. Con l’impegno di assumere altre 10-20 unità nel caso di ingresso di una terza commessa sempre nel primo anno di attività. «La società ha quindi avviato una delicata fase di start up – hanno spiegato – tenuto conto che il cantiere era fermo da circa un anno e mezzo e prossimo al fallimento totale. Grazie all’impegno personale della proprietà e agli investimenti man mano attuati il programma dei rientri ha in realtà bruciato le tappe, con 50 lavoratori (su 85 rimasti), reintegrati in soli quattro mesi.
Nonostante l’importante risultato, a partire dal 19 agosto 2016, i sindacati hanno iniziato a tenere nei confronti della società un atteggiamento di strumentale ostilità finalizzato a strappare una buonuscita, non contemplata negli accordi, di rilevante entità economica per i lavoratori che non sarebbero stati riassorbiti. Queste immotivate recriminazioni hanno finito per compromettere il piano di rilancio del cantiere e l’immagine di Palumbo al punto tale che, a dicembre, un armatore ha addirittura ritirato un ordine relativo a importanti lavori da effettuare su una nave. Opere che sarebbero state realizzate nello stabilimento dorico. La mobilitazione sindacale dunque si sta dimostrando controproducente per gli investimenti dell’azienda, con il rischio di gravi ricadute sulle opportunità economiche e sui livelli occupazionali».
Pressata da queste iniziative, Palumbo e Rumolo hanno sottolineato come «Palumbo Ancona Shipyard ISA abbia avviato faticose trattative volte, da un lato, a trovare una soluzione in grado di dar seguito alla richiesta dell’ incentivo per il lavoratori in esubero e, dall’altro, di garantire lo stabile impiego dei 50 dipendenti assunti, lo sviluppo del cantiere e gli investimenti programmati e quotidianamente attuati. Dopo una prima proposta rifiutata, la proprietà ha formulato una seconda e definitiva offerta di 30 mila per i dipendenti in esubero interessati alla buonuscita. Ciononostante, nell’assemblea del 22 febbraio, anziché valorizzare gli sforzi compiuti e illustrare i contenuti concreti della proposta aziendale, i sindacati hanno tratto argomenti per rilanciare nuove iniziative finalizzate a creare indebite pressioni».