JESI – Il comune di Jesi aderisce alla campagna nazionale lanciata dall’associazione Amnesty International Italia e La Repubblica “Verità per Giulio Regeni”.
Approvata nell’ultimo consiglio comunale la mozione di Agnese Santarelli per Jesi in Comune – Laboratorio Sinistra, ha portato in aula la vicenda del ricercatore italiano trovato cadavere a Giza in Egitto, il 3 febbraio del 2016. Dottorando di 28 anni, Regeni era in Egitto per il suo corso di dottorato di ricerca in politiche internazionali che stava svolgendo all’Università di Cambridge. Sul suo cadavere i segni inequivocabili delle torture: «Come riportato nella mozione – aggiunge Santarelli – L’inchiesta sulla morte di Regeni, specializzato in conflitti e processi di democratizzazione ed era in contatto con oppositori del regime di Al Sisi, si sta svolgendo contemporaneamente sia in Egitto che in Italia, ma i magistrati dei due paesi sono arrivati a conclusioni molto discordanti. Secondo gli investigatori egiziani, gran parte dei segni sul corpo del ricercatore non sarebbero dovuti a torture e la sua morte sarebbe stata causata da un edema cerebrale letale dovuto a un colpo alla testa, un dato compatibile con la prima ipotesi fatta dai magistrati egiziani: quella dell’incidente stradale. Gli investigatori italiani, oltre ad aver negato da subito la tesi dell’incidente, non hanno escluso l’ipotesi di un coinvolgimento di apparati egiziani nella vicenda».
Amnesty International ha denunciato come l’Egitto sia tornato ad uno stato di polizia, dove negli ultimi tre anni migliaia di giovani sono stati arrestati in modo arbitrario, detenuti e incarcerati. Amnesty insieme a La Repubblica hanno lanciato una campagna nazionale per non permettere che l’omicidio del giovane ricercatore italiano finisca per essere dimenticato: in Italia già tanti comuni, enti locali, Università e luoghi della cultura hanno aderito alla campagna e con loro anche il comune di Jesi.
«Il punto saliente, ad oggi – prosegue la consigliera – è che la tortura e l’uccisione di un ricercatore italiano in Egitto è una vicenda che, nella migliore delle ipotesi, si cerca di qualificare solo come umanitaria. Invece le questioni sollevate dalla morte di Giulio Regeni costituiscono il cuore della politica odierna, come tutta politica è la scelta del governo italiano di rinviare l’ambasciatore al Cairo, rinunciando di fatto all’unico strumento di pressione nei confronti del governo egiziano. Quello che pretendiamo è la ricerca della verità, qualunque essa sia, senza compromessi al ribasso, necessari per ” normalizzare” i rapporti con l’Egitto che è tornato ad uno stato di polizia, che tenta quotidianamente di eliminare ogni forma di dissenso democratico».
Nella mozione l’appello era al comune di Jesi che “vanta una lunga e consolidata tradizione di rispetto dei diritti, accoglienza e solidarietà”. «E per questo abbiamo accolto con piacere l’approvazione della nostra mozione, con un emendamento del Presidente del Consiglio che sollecita il coinvolgimento della Consulta della Pace di Jesi che, proprio in occasione della giornata della Pace, ha invitato nella nostra città i genitori di Giulio Regeni. Vigileremo affinché tale mozione non resti solo sulla carta, ma diventi uno strumento di sensibilizzazione della comunità con l’esposizione del relativo striscione nel palazzo comunale e, contemporaneamente, uno strumento per sollecitare davvero Parlamento e Governo Italiano a far luce su questa ignobile vicenda».