JESI – Il mare Adriatico, la sua storia, i popoli e le tradizioni che lo vivono protagonisti del libro “Mare corto” del giornalista Matteo Tacconi e del fotografo Ignacio Maria Coccia.
Classe 1978, originario di Perugia ma residente a Jesi, Matteo Tacconi sarà ospite a Jesi in Piazza Franciolini 2, venerdì 2 novembre alle 21.15, per raccontare questo lavoro frutto di un lungo viaggio per coste e isole adriatiche, durato dal settembre 2015 all’aprile 2017.
Come è nato questo libro?
«L’Adriatico è il nostro mare, avevamo voglia di riscoprirlo al di fuori dei luoghi più conosciuti: è più complesso di quel che si racconta perché racchiude la Mitteleuropa e il Mediterraneo, la ricchezza e la povertà, le lontananze e le vicinanze, l’Occidente e i Balcani. Sono sei le nazioni che si affacciano sull’Adriatico».
Una storia tutta da raccontare.
«L’Adriatico è uno spazio affascinante, ricco di storia e storie. La guerra fredda ha bloccato il dialogo per anni. Ricordiamo i flussi migratori degli albanesi che hanno raggiunto le nostre coste negli anni Novanta». Matteo Tacconi, giornalista professionista dal 2006, segue l’Europa centro-orientale e i Balcani.
Quali storie di quelle che hai conosciuto ti hanno maggiormente colpito?
«Sicuramente la città di Venezia che ha subito una profonda trasformazione dal 1797, anno in cui è caduta la Repubblica, ad oggi diventando meta turistica. Il turismo di massa ha sviato le tradizioni di questa realtà: abbiamo raccontato la storia dei “remer”, erano artigiani che realizzavano i remi e le forche si cui vengono poggiati elle barche. Se un tempo era il mestiere più diffuso a Venezia, oggi ne sono rimasti quattro. Un’altra storia interessante viene dal Montenegro dove oggi c’è la Marina più lussuosa dell’Adriatico una volta c’era un arsenale che attirava gente da tutta la Jugoslavia. un modello del socialismo di Tito di cui oggi rimane solo la memoria».
“Mare Corto” è un omaggio al nostro mare?
«Quando si pensa alle avventure per mare ci si riferisce sempre ai grandi oceani o al Mediterraneo, ma anche l’Adriatico ha molto da raccontare. Sin dall’inizio la nostra intenzione è stata realizzare un’indagine sociale, culturale, economia e storica dell’Adriatico per quello che è, senza aggiungere o togliere nulla. L’ambizione è che possa servire a chi ha e avrà il compito di elaborare una strategia coerente e inclusiva per questo mare. Lo scrittore Predrag Matvejevic diceva: l’Atlantico e il Pacifico sono i mari delle distanze, il Mediterraneo è il mare della vicinanza, l’Adriatico il mare dell’intimità».