JESI – Medici di cooperative private in servizio al pronto soccorso del Carlo Urbani, il Tribunale del Malato di Jesi va all’attacco e indica già un primo “caso” segnalato dall’utenza. «Registriamo già – dice il responsabile del TdM – la prima segnalazione da parte di un paziente nei confronti di un medico delle cooperative. Si riferisce a quanto accaduto la notte del 31 ottobre scorso, quando un paziente si presenta al PS di Jesi con alcuni sintomi attribuibili presumibilmente ad una intolleranza alimentare, presentando chiari segni sul corpo di un rush cutaneo».
Medici privati al pronto soccorso di Jesi, il caso
Secondo la segnalazione, il paziente «viene preso in carico dal triage con codice verde – prosegue Liguori – e restando in attesa di essere visitato dal medico di turno, gli viene inserito un ago cannula, somministrata una terapia della quale non riceve alcuna informazione e gli viene consegnata anche la lettera di dimissioni per il curante, con la dizione “dopo esame obiettivo il paziente viene dimesso”. Peccato però che il paziente non abbia mai visto il medico quindi non sia stato mai visitato. A questo punto il paziente chiede del medico di turno e questi finalmente si fa vivo e, a detta dello stesso paziente, con fare scocciato e con sufficienza, gli propone, incredibilmente, di riaprire il verbale di PS». Dice Liguori: «Ora attendiamo il riscontro della Direzione dell’Asur dal quale vogliamo capire bene a chi fa capo la responsabilità del comportamento del medico in questione che, pur facendo parte della cooperativa, opera comunque in una unità operativa del nostro ospedale. Un altro aspetto, a nostro avviso, che Asur dovrà affrontare è l’identificazione degli operatori sanitari che dovrebbe riguardare tutti, in particolare in questo momento in cui all’interno di un reparto prestano attività anche operatori di ditte in appalto. In quanto soggetto legittimato da interessi di tutela della salute il TDM ha chiesto alla Direzione ASUR di avere copia del contratto stipulato con le cooperative al fine di verificare le condizioni contrattuali di questi incarichi, oltre che conoscere le garanzie assicurative in esso previste».
Medici privati al pronto soccorso di Jesi, l’allarme del Tribunale del Malato
Il TdM aveva già parlato di «resa completa delle Istituzioni pubbliche sanitarie, il privato ha fatto “irruzione” anche nel nostro ospedale. Già nel mese di ottobre sono stati impiegati medici di cooperative private al pronto soccorso, in particolare nei turni di notte. E a novembre si replica, ci risulta con 15 turni sempre di notte. Dalle esperienze ascoltate negli ospedali italiani, sono molte le perplessità. Ci aspettiamo che l’Asur abbia preteso personale con specifica specializzazione in emergenza, visto che lavoreranno di notte, dove magari saranno pochi i codici minori e ci potranno essere sicuramente codici di maggiore gravità. E chiediamo monitoraggi continui su competenza e comportamento dei medici delle cooperative impiegati nel pronto soccorso, al fine di tutelare nel migliore dei modi la salute e la sicurezza del paziente». Aggiunge Liguori: «Dalle modalità di reclutamento al rispetto dei riposi nell’impiego fra un ospedale e l’altro, sono tanti gli aspetti da chiarire della maniera in cui si fa ricorso al personale privato e dei costi che ciò comporta per la sanità pubblica. Peraltro, in caso di retribuzioni maggiori da parte delle cooperative, col rischio di un ulteriore spinta all’esodo verso il privato dei medici della sanità pubblica. Intanto al pronto soccorso i medici sono sempre meno e dal 1 novembre è anche venuta meno la possibilità di fare ricorso ai neo laureati che hanno dato una mano nelle ultime settimane almeno per i codici di minore urgenza».
Medici privati al pronto soccorso di Jesi, l’assessore regionale Saltamartini
In tema l’assessore regionale alla sanità Filippo Saltamartini era intervenuto: «A Jesi con il PNRR porteremo risorse per 7,5 milioni di euro: 7 milioni per l’Ospedale di Comunità e 500 mila euro per la Casa di Comunità. Jesi ha un eccellente ospedale di Primo Livello con Specializzazioni di Secondo Livello. I Reparti Covid e l’altissimo livello dell’organizzazione vaccinale hanno permessa alla stragrande maggioranza degli utenti di avere a disposizione una sanità con un livello tra i migliori su scala nazionale. Le cooperative sono attualmente uno strumento necessario utilizzato da tutte le regioni italiane ma i servizi acquistati sul mercato non fanno venir meno la caratteristica della sanità, che resta pubblica, né la professionalità richiesta. Le cooperative sono necessarie per alleggerire la pressione sui sanitari e per garantire loro il giusto riposo e le ferie dopo tre anni di Covid. Resta il tema della mancata programmazione di medici nella nostra regione che è frutto di una politica sbagliata del passato. In 24 mesi questa amministrazione ha portato le borse di specializzazione da 5 a 160 quindi entro qualche anno invertiremo il trend attuale che vede più medici in pensione rispetto a quelli che entrano in servizio».
Medici privati al pronto soccorso di Jesi, il sindaco Fiordelmondo
Per il sindaco Lorenzo Fiordelmondo: «L’impiego di medici di cooperative private presso il pronto soccorso del Caro Urbani certifica una preoccupante carenza in un settore, quello della sanità ospedaliera, che per definizione, etica e valori deve essere e restare esclusivamente pubblico. È una disfunzione preoccupante, rispetto alla quale è doveroso attivarsi. Sarà certamente uno dei temi da affrontare nel tavolo della sanità che ho organizzato per il 18 novembre e che immagino come un Osservatorio permanente dove tutti i rappresentanti delle categorie professionali che a vario titolo ruotano in questo settore possano portare il proprio contributo di idee, proposte, valutazioni al fine di consentire al Comune e al Sindaco, quale responsabile della sanità pubblica, di confrontarsi con Area Vasta, Asur ed Istituzioni regionali per individuare le migliori soluzioni alle attese e ai bisogni della comunità. Un Osservatorio che ora nasce a livello comunale, ma che ritengo possa rappresentare un tavolo aperto ai Sindaci del nostro territorio e che, beninteso, non sostituisce certo i livelli di confronto istituzionali già definiti, ma che semmai li integra portando all’attenzione stimoli e suggerimenti di chi è ogni giorno impegnato per garantire un servizio sanitario pubblico efficiente ed efficace».