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Jesi: negozi chiusi, serrande abbassate, niente turnover dei pensionamenti. Tra crisi e Covid, la mappa di una città spenta

Da piazza Federico II a via Pergolesi, da corso Matteotti a via Mura Occidentali, la fotografia di un commercio che nell'ultimo anno ha subìto un grave periodo di difficoltà

Via Pergolesi, coperte le vetrine dell'ex American Bakery

JESI – Vetrine spente, serrande abbassate. Cartelli ormai sbiaditi con la scritta “affittasi” e locali tristemente vuoti, rimasti vuoti da tempo da quando il negozio ha chiuso e quello spazio non è stato più occupato da un altro esercente. Serrande che ormai neanche vengono più alzate, tanto chi ci viene a investire di questi tempi? È una fotografia desolante quella di oggi, che trafigge il cuore di chi Jesi se la ricorda come era un tempo, cioè come la “piccola Milano”, vivace, ricca, produttiva, creativa, industriale. Passeggiamo per le vie del centro, il “salotto buono” della città ma che non è più tanto diverso dal resto della città, dalla periferia e dai quartieri limitrofi dove la crisi fa contare una scacchiera di negozi che mancano e di opportunità perse. Un po’ la crisi degli ultimi anni, un po’ il Covid e le limitazioni dei Dpcm, un po’ i ristori che non arrivano o se arrivano non bastano. E si chiude. Una scelta cui tanti sono stati obbligati.

Le tre serrande della storica gioielleria Longhi rimasta chiusa dopo la scomparsa di Lucio

Partiamo da piazza Federico II: le serrande della storica gioielleria Longhi (a Jesi dal 1974) sono rimaste abbassate dal 2009, quando è mancato il titolare Lucio Longhi. Qualche tentativo di affitto andato a vuoto, il cartello che ormai neanche campeggia più. Ci si è arresi. Resiste come una cattedrale nel deserto la Tabaccheria Rossetti, che spunta nell’angolo di piazza Federico II-via Pergolesi. «Siamo qui dal 1983 – racconta la titolare Simonetta Rossetti –, ne abbiamo visti tanti di cambiamenti in questa zona, ora più triste che mai. Tanti negozi che hanno chiuso i battenti, chi perché ha raggiunto la pensione, chi perché non ce la faceva più. È mancato il turn-over degli affitti, nonostante il prestigio di questa via che grazie all’impegno di chi è rimasto stiamo cercando di valorizzare, ma a fatica».

Con le agevolazioni all’imprenditoria giovane messi a disposizione dal Comune, qualche anno fa sono spuntati bar, localini, vinerie, friggitorie e paninoteche gestite per lo più da ragazzi. Attività che hanno dato un impulso positivo e vivace al centro, portando gente anche da Ancona e Senigallia. Ma la stangata del Covid e i Dpcm hanno inferto un colpo durissimo a questo entusiasmo.

La tabaccheria Rossetti in piazza Federico II dal 1983

“American Bakery”, la pasticceria americana di via Pergolesi, ha abbassato la serranda dopo una breve vita. Resta affisso il cartello fluorescente “affittasi” accanto all’ex gioielleria Ceci, storica attività che ha chiuso i battenti mesi fa.
Serrande abbassate e locali tutti vuoti in via Conti dove un tempo c’era l’attività dell’elettricista e dove sorgeva un ristorante. Anche in via Cavour c’è un’attività che si sta arrendendo: è il negozio di abbigliamento “Ichinen” che in queste giornate sta effettuando la liquidazione con sconti al 70% su tutta la merce. Un’altra vittima del Covid, di questo periodo così difficile di cui il commercio (come molte altre attività) sta pagando gravissime conseguenze.

Il negozio di abbigliamento “Ichinen” sta facendo la liquidazione in vista della chiusura.

Anche lungo Corso Matteotti la situazione dei locali vuoti e dei negozi chiusi non è migliore. Il locale che un tempo ospitava “Nara camicie” (al civico 36) è rimasto vuoto, accanto si è appena trasferito il negozio “Perla & co” (prima sorgeva in via Farri). Ha chiuso i battenti mesi fa “Metro 44”, negozio d’abbigliamento femminile in corso Matteotti 44, uno dei primi a cedere il passo a causa del Covid e delle difficoltà economiche che si trascina dietro la pandemia, ma il locale è rimasto vuoto.
Di fronte, nella parte del corso a ridosso dell’Appannaggio, vuoti anche i negozi che prima ospitavano il negozio “Glory” all’angolo di via Giordano Bruno (ora spostato in via Mura Occidentali) e quello accanto a Mondadori dove prima sorgeva “Persona” (boutique curvy che si è trasferito nella galleria del centro commerciale La Fornace).

In queste ore è comparso un “arrivederci” anche sulla doppia vetrina che delimita l’ingresso all’Appannaggio, finora occupata dalle specialità gastronomiche del “Mago” di Morro d’Alba. «Shop dal Mago per quest’anno chiude. Ci rivediamo il prossimo autunno», si legge nel cartello giallo affisso da qualche giorno.
Vuoto, con le serrande tristemente giù da mesi e mesi, anche il locale che ospitava la gioielleria “L’Angolo d’argento” all’angolo appunto tra corso Matteotti 59 e il vicolo strettissimo che si ricollega a via Giordano Bruno.

Una novità dorata in tutto questo grigiore spunta invece all’Angolo Bendia, grazioso spazio a fianco della chiesa di San Nicolò e della ristrutturata piazza Pergolesi dove la stilista jesina Lucia Tittarelli ha dato vita al suo atelier “Limyè”. Lungo corso Matteotti lavori in corso al civico 38c per “Essentia e Decor”, che inaugurerà tra pochi giorni.
Una novità, come due nuove aperture: la boutique “Cover” che ha raddoppiato le location sempre lungo il corso e “Camomilla Italia”.

Tutte spente le 8 vetrine dei negozi lungo via Mura Occidentali 3/d che non hanno più trovato un progetto. «Non si affitta perché i proprietari degli immobili hanno delle aspettative – dice una commerciante – e non abbassano i prezzi degli affitti, ma con questa crisi chi investe? Con tutta questa incertezza… non è il momento migliore».  

«Il commercio paga un prezzo altissimo – dice un altro commerciante di corso Matteotti –, soprattutto in questo momento in cui il Covid impone chiusure, orari, regolamentazioni, con evidenti perdite di fatturato che non vengono certo rimpiazzate dai ristori. Siamo alla prima settimana di saldi e i negozi sono vuoti, eppure gli sconti sono già al 50% o anche di più. Ma c’è troppa incertezza e così saranno molte altre le vetrine che vedrete vuote».