FABRIANO – Proroga della cassa integrazione per un ulteriore anno con la causale della riorganizzazione, quindi in continuità per la JP Industries di Fabriano. Non per cessazione, come temevano i sindacati di categoria. Ora, spetta al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali convocare al più presto il tavolo e accogliere o meno, la richiesta.
La newco dell’imprenditore cerretese, Giovanni Porcarelli, ha rotto gli indugi e il 6 dicembre scorso, a poche settimane dalla scadenza ufficiale della misura di salvaguardia del reddito dei lavoratori fissata per fine mese, ci riprova, chiedendo un ulteriore proroga dell’utilizzo degli ammortizzatosi sociali, nello specifico la cassa integrazione per riorganizzazione, vale a dire in continuità, per tutto il 2020.
Se dovesse essere concessa, si tratterebbe dell’ottavo anno consecutivo. Il 12esimo se si considerano gli ultimi anni di vita industriale della ex Antonio Merloni. Un conteggio doveroso visto che la JP Industries altro non è che il comparto bianco della Ardo, costituito dagli stabilimenti di Santa Maria e Maragone a Fabriano, e di quello umbro di Gaifana. Con il fiato sospeso rimangono 593 lavoratori, la metà residente nel fabrianese, l’altra in Umbria, che potrebbero contare sul paracadute della cassa integrazione per ulteriori dodici mesi.
I sindacati temevano che la richiesta di proroga, che si sapeva sarebbe stata avanzata, potesse avere come causale quella per “cessazione” e, per questo, erano pronti alle barricate. Invece, dalla JP Industries si è utilizzata la causale della “riorganizzazione”. La lettera ufficiale è partita il 6 dicembre scorso. Mittente principale, il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. E, per conoscenza, ai sindacati confederali e di categoria Cgil e Fiom, Cisl e Fim, Uil e Uilm, Regioni Marche e Umbria, Confindustria Ancona.
La JP Industries «intende chiedere la proroga della cassa integrazione per riorganizzazione aziendale in scadenza il prossimo 31 dicembre, stante il perdurare della situazione di difficoltà aziendale e la necessità di evitare immediate ricadute occupazione che sarebbero rilevanti visto il contesto territoriale in cui si trova l’azienda e il numero di lavoratori coinvolti», si legge nella missiva.
Si chiede la proroga di un anno, per tutto il 2020, misura che interesserà 593 lavoratori, 48 impiegati e 545 operai. «Si richiede pertanto una sollecita convocazione per l’esame congiunto, esprimendo nel contempo la massima disponibilità a fornire ogni ulteriore elemento utile al fine della più puntuale realizzazione della procedura di cui trattasi», vale a dire la presentazione del piano industriale sul quale fondare la richiesta e ottenere la proroga.