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La Fondazione Michele Scarponi a Madrid sulla sicurezza stradale

Marco Scarponi ospite del convegno de La Vuelta, a Madrid, come esempio di buona pratica per l'educazione quando si è sulla strada

MADRID – Marco Scarponi è stato ospite lo scorso weekend a Madrid nella tavola rotonda “Distánciate” organizzata dalla società organizzatrice de la “Vuelta a España” per parlare di sicurezza stradale. La celebre gara ciclistica spagnola ha celebrato così la Giornata Mondiale in memoria delle vittime degli incidenti stradali, esprimendo la volontà di attivare un percorso di educazione rivolto sia ai ciclisti, sia agli automobilisti per una pacifica convivenza sulla strada.

Nel dibattito moderato dall’ex ciclista Óscar Pereiro, già vincitore di un Tour de France, è stato sottolineato come il numero di incidenti in cui sono rimasti coinvolti ciclisti in Spagna nel 2018 sia a quota 7598. Un numero ancora troppo alto, ma inferiore al dato italiano, a cui va fatto fronte promuovendo la cultura della sicurezza stradale e del rispetto reciproco. Il confronto tra i due paesi registra infatti una maggior sicurezza delle strade spagnole rispetto a quelle italiane, dove purtroppo muore un ciclista ogni 30 ore.

«La bicicletta è ad oggi il mezzo di trasporto maggiormente sostenibile in termini di impatto economico e ambientale, con ottime ripercussioni sulla salute – ha sottolineato Marco Scarponi, a nome della Fondazione che porta il nome del campione di ciclismo Michele – quando parliamo di vittime della violenza stradale, non stiamo parlando di macchine e biciclette, ma di persone. Il mancato rispetto dei limiti di velocità da parte degli automobilisti, come la mancata osservanza della distanza di sicurezza, mettono a repentaglio la vita di persone a noi care. A farne le spese, non ci sono solo le vittime dirette, ma intere famiglie. Un aspetto che è al centro delle attività di prevenzione della Fondazione sulla sicurezza stradale, che punta anche all’affermazione di una rete di assistenza ai famigliari delle vittime. Dal sacrificio e dalla perdita di persone care, nasce la proposta di mobilità a misura di persona. La strada oggi è dominata dalle auto, e in strada, in Italia, si muore più di 3000 volte l’anno. Questa deve diventare anche dei disabili, dei bambini, dei pedoni e dei ciclisti. Perché la strada è di tutti».