Attualità

La mafia che fa ridere… ma non troppo

Al Teatro del Sentino di Sassoferrato martedì 13 marzo va in scena la commedia “Minchia Signor Tenente” di Antonio Grosso, un testo comico, che però attraverso la sua leggerezza non si esime dal denunciare chi poteva fare, ma non ha fatto…

Un'immagine della commedia "Minchia signor tenente" che andrà in scena a Sassoferrato
Un'immagine della commedia "Minchia signor tenente" che andrà in scena a Sassoferrato

SASSOFERRATO – Si ride e si riflette nel prossimo appuntamento della stagione teatrale del Sentino di Sassoferrato. Dopo nove anni di successi raccolti su e giù per l’Italia, infatti, martedì 13 marzo alle ore 21 approda sul palcoscenico sassoferratese la commedia “Minchia Signor Tenente”.

Scritta nel 2008 da un giovanissimo Antonio Grosso, che è anche protagonista dello spettacolo, la commedia, abilmente diretta da Nicola Pistoia, ha superato le trecento repliche.

È stata la canzone “Signor Tenente”, presentata da Giorgio Faletti al Festival di Sanremo del 1994, ad ispirare Grosso, autore geniale e attore di talento. In sostanza, uno spettacolo di denuncia, coinvolgente, in cui si affronta il drammatico tema della mafia, ma in modo incredibilmente comico e originale.

Oltre ai successi di pubblico, “Minchia Signor Tenente” ha ottenuto riconoscimenti anche da parte della critica. Ha vinto, infatti, il “Premio Cerami” per la miglior drammaturgia contemporanea. Su questo testo è stata anche scritta una tesi di laurea dal titolo “Il teatro come strumento educativo per la promozione della legalità”.

Ambientata in Sicilia nel 1992, la commedia è interpretata da un cast di eccellente livello che, oltre a Grosso, comprende Gaspare Di Stefano, Federica Carruba Toscano, Francesco Nannarelli, Antonello Pascale, Natale Russo, Gioele Rotini e Francesco Sigillino.

In un paesino dell’isola c’è una caserma dei carabinieri, posta sul cucuzzolo di una montagna. I cinque militari che vi prestano servizio, ognuno proveniente da una diversa regione italiana, affrontano la quotidianità del paesino, dove la cosa che turba di più la gente del posto è il ladro di galline: una volpe! Tra sfottò e paradossi, un matto che denuncia continuamente cose impossibili, e situazioni personali, i ragazzi si sentono parte di una famiglia, un’unica famiglia. L’arrivo di un tenente, inviato lì per dirigere una delicata indagine sulla mafia, destabilizzerà, però, l’unione dei carabinieri. Cinque carabinieri, un tenente e la mafia che li circonda. Potrebbe sembrare la classica storia del cattivo e dei buoni in cui il bene vince sempre… e invece?

«Invece non è così – spiega Antonio Grosso – perché lo spettacolo rappresenta quell’Italia che tante volte ci ha fatto soffrire, ridere, piangere e sperare. È l’incontro fra l’Italia che c’è e l’Italia che avremmo voluto avere. S’è detto e s’è fatto tutto sulla mafia, io ho cercato di dire e fare il tutto in modo alquanto originale, e forse ho avuto la follia o la pazzia di raccontare la verità e denunciare chi poteva fare, ma non ha fatto… tutto facendoci cullare dalla leggerezza… Attenzione, la mia non è satira, ma comicità. La mafia prima era presente con bombe, attentati e omicidi: oggi tutto questo non c’è più, oggi che si presenta silenziosa e sembra essere sconfitta, proprio oggi la mafia è a mio avviso più pericolosa che mai».

Info e biglietti: 0732 956232-217, 3771203522