OSIMO – “Sentimo delle voci, so lamenti, dove nun speri, tu ritrovi vita, allora n’è finita stà partita… La voja de strappajele quall’anime a sta tera racchiusa su se stessa, ce fa incoscenti, nun pensi più ar pericolo e avanzi come n’sorcio per cunicolo…’Na cosa mai provata nella vita, vedè la gioia dentro a quell’occhietti, occhi de ragazzini, io me l’abbraccio come 3 pulcini”.
Sono questi gli struggenti versi della poesia che Fabrizio Cautadella ha dedicato alla tragedia del Rigopiano. L’uomo è stato il primo dei soccorritori ad entrare nella sala da bigliardo dell’hotel dove erano rannicchiati Edoardo, Samuel e Ludovica i tre bambini scampati alla furia della valanga. Ad un mese dal disastro il vigile del fuoco ha voluto esprimere le sue emozioni in una composizione intensa e toccante che arriva al cuore e fa rivivere, per quanto possibile, quei momenti di terrore e speranza.
Fabrizio non riesce a trattenere le lacrime ripensando all’intervento nel resort: «La notizia che avevamo era di rintracciare un albergo di tre piani. Tu pensi di trovare dei punti di riferimento e invece l’unica cosa che vedi è il bianco della neve. Ero l’apripista perchè sono più piccolo dei miei colleghi. Mi sono messo dei cuscini sotto la pancia per non bagnarmi e ho cominciato a scavare…Ma trovavo solamente neve. Continuavo ad avanzare, sentivo le voci più forti ma non li vedevo».
All’esterno invece c’è Lorenzo Botti, un altro collega che tramite una telecamera, calata attraverso un foro nel solaio, riesce ad entrare nella stanza. «La prima cosa che vedo- racconta- è il condizionatore, poi ruoto la telecamera e vedo un lampadario a tre luci, tipico delle sale da bigliardo. All’improvviso arriva un ritorno di luce e due occhietti che s’illuminano: sono quelli di Ludovica. La bimba esce dall’inquadratura e poco dopo ritorna tenendo per mano altri due bambini tra cui Samuel di Michelangelo» il piccolo di Osimo rimasto senza genitori.