Attualità

La Siria ai siriani, per la pace

«A pagare il prezzo più alto della guerra, di qualsiasi guerra, sono sempre i bambini». Le parole della giornalista italo-siriana Asmae Duchan ospite dell'associazione Euterpe nell'incontro a Jesi domenica 9 aprile

Asmae Duchan ospite a Palazzo Bisaccioni, Jesi

JESI – «La Siria ha bisogno di pace». Un monito semplice e diretto quello della giornalista italo-siriana Asmae Duchan presente ieri, domenica 9 aprile, a Palazzo Bisaccioni, ospite dell’associazione Euterpe. Figlia di siriani, nata ad Ancona, Asmae Duchan ha ripercorso tutto d’un fiato i tratti principali della storia della Siria -ripercorrendo i fasti di una delle civiltà più antiche del Mediterraneo fino alla formazione dell’Isis e l’attuale guerra. Sullo sfondo le immagini della Siria di oggi, dilaniata dall’orrore, e quelle di ieri, accompagnate dalla musica di Marco Poeta e da Giulia Poeta che ha letto alcune poesie dell’ultimo libro di Duchan “Noura”, dedicato alla sorella scomparsa.

«La guerra in Siria è entrata nel suo settimo anno» ha ricordato la giornalista parlando di una III Guerra Mondiale che si sta combattendo a pezzi, citando le parole di Papa Francesco. «La Siria è stata sempre un paese accogliente: 47 le etnie che hanno convissuto nei confini siriani, aperti per tutti quei rifugiati che sono scappati dai conflitti nei paesi limitrofi. In questi anni vivo un dolore continuo per la perdita di un paese che è stato bombardato, perché la casa di amici è stata rasa al suolo, per un monumento o una persona che non ci sono più». Una guerra, ha detto la giornalista, di cui ci si ricorda a tratti: «Quando si usano armi chimiche sembra che si sia toccato il fondo, eppure erano già state usate nel 2013 nei sobborghi di Damasco e il 4 aprile scorso non è stato certo l’unico episodio di violenza nei confronti dei bambini siriani. A pagare il prezzo più alto della guerra, di qualsiasi guerra, sono sempre i bambini: il corpicino del piccolo Aylan Kurdi senza vita sulle spiagge turche era finito sulle pagine di tutti i giornali. Le coscienze di tutti si sono indignate eppure il giorno dopo altri ne sono morti in mare. E ancora oggi rispondiamo alla guerra con altre armi e altri bombardamenti e da mezzo mondo hanno applaudito Trump. I siriani vogliono la pace, sarà utopia non si può continuare a rispondere con bombardamenti ed eserciti. Il prezzo lo pagheranno altri morti ci saranno altri profughi che poi arrivano nelle nostre coste e non li vogliamo».

 

La storia. La Siria è colonia francesce, le truppe lasceranno il paese solo nel 1946. Da quell’anno si alterneranno diversi governi fino al golpe militare guidato da Hafiz al-Assad, il padre dell’attuale presidente. E’ l’inizio del regime in Siria che arriva fino ai giorni nostri con l’attuale governo di Bashar Hafiz al-Assad. Il regime dichiara guerra ai suoi oppositori: è datato 1982 il massacro di Hama, i morti sono stimati tra i 35mila e i 40mila. La popolazione siriana è piegata dal suo dittatore ma le nuove generazioni, quelle nate nell’epoca di internet hanno visto un mondo diverso e vogliono altro per il loro paese. Nasce il movimento nonviolento del giovane Matar, ucciso e torturato dal regime. Nel 2011 alcuni ragazzini delle medie scrivono su un muro della scuola “Il popolo siriano vuole la caduta del regime”, sull’enfasi delle rivolte che stavano nascendo in tutto il mondo arabo e che avevano visto in rete. Solo alcuni di loro torneranno a casa, con evidenti segni di tortura sul corpo. Intanto dai paesi limitrofi arrivano in Siria circa 30mila mercenari: giovani armati che si spostano dove c’è una guerra da combattere per denaro, ovviamente finanziati da grandi potenze. Questa formazione, inizialmente separata che comunque gode del benestare del regime siriano, si coalizza: nel 2014 il califfo Baghdadi presenta al mondo l’Isis.

«A finanziarli tante potenze, tra queste l’Arabia Saudita che non vuole rischiare insurrezioni nel suo paese – continua Duchan – Che ci siano interessi economici è evidente: l’autostrada tra la Siria e l’Iraq dove passano uomini, armi e soprattutto petrolio non è mai stata bombardata dagli americani. Putin o Trump? Nessuno: se non si creano ponti umanitari si innesca la mafia internazionale degli esseri umani. La Siria ha bisogno di pace subito, i bambini siriani hanno bisogno di pace».