OSIMO – Ha fatto il suo ingresso per la prima volta da arcivescovo domenica 8 ottobre nella Concattedrale di San Leopardo di Osimo monsignor Angelo Spina, dopo la passeggiata da piazza Boccolino e l’incontro con il sindaco Simone Pugnaloni. Grande l’abbraccio della città così come la folla che l’ha accolto al duomo per la celebrazione della Santa Messa delle 18.30.
Uno stralcio della lettera del sindaco: “Noi osimani siamo grati alla Divina Provvidenza per averci donato Pastori illuminati e capaci che da San Leopardo, primo Vescovo di Osimo, a Sua Eminenza il cardinale Edoardo Menichelli hanno dedicato energie e saperi per arricchire la fede e la spiritualità della nostra comunità. Da questo luogo, che fa memoria delle nostre radici e della nostra storia bimillenaria, Lei inizia oggi un cammino di comunità, in una comunità che attorno a Lei e con Lei vuol crescere, migliorare, guardare con rinnovata speranza al futuro. Troverà, Eccellenza carissima, una città che, come il resto del Paese, ha dovuto fare i conti con lunghi anni di crisi e tuttora soffre ma al contempo una comunità tutt’altro che rassegnata! I tanti giovani di Osimo, linfa vitale del nostro futuro, rappresentano la nostra speranza. A volte ci sentiamo inermi dinnanzi ai loro problemi, dalla necessità di offrire loro una scuola migliore alle prospettive di lavoro reali, luoghi di aggregazione capaci di soddisfare le domande nuove e diverse ma ci impegniamo ogni giorno per rendere la loro vita migliore. Osimo è la città della solidarietà, oltre cinquant’anni fa qui nacque, per opera di un sacerdote e di alcuni volontari, la Lega del Filo d’oro. Osimo è città delle tradizioni popolari e contadine ma anche città dell’innovazione tecnologica. Dai frutti della terra sono nate numerose esperienze nell’imprenditoria agricola e qualificate iniziative culturali, con grande professionalità si sono sviluppate nel contempo eccellenti industrie nella meccanica e nell’elettronica. Osimo è città degli studi e della cultura: non c’è angolo della città che non documenti e che non parli della plurisecolare storia del nostro centro. Una storia caratterizzata da presenze artistiche diffuse e di grande valore. Osimo è città del lavoro, una città laboriosa, che ha costruito il suo benessere con l’intelligenza, la fatica e il sudore della fronte. Ma Osimo è prima di tutto storia di popolo, un popolo che ha costruito i monumenti simbolo della città, come il Duomo, il Palazzo comunale, il teatro “La Nuova Fenice”, i tanti palazzi nobiliari e le sue possenti mura di difesa, che tutti abbiamo il dovere di custodire e valorizzare. Tuttavia la città cambia e cambia insieme a un mondo sempre più interconnesso e interdipendente. Si moltiplicano gli scambi e le persone migrano a milioni: l’altro, il diverso, è già qui insieme a noi e mette alla prova, una prova difficile, la nostra solidarietà e i principi della nostra civiltà. Di fronte alle paure del presente e alle incertezze del futuro, la città deve innanzitutto recuperare credito e fiducia con la coerenza e l’esempio perché la semplice, anche se corretta, gestione del potere non ha risposte, perché le vecchie ricette si sono esaurite. Ci vuole uno scatto morale, capace di trasmettersi a tutta la comunità e prima di tutto alle nuove generazioni. Per la prima volta da oltre un secolo l’idea che la vita dei figli sarà migliore di quella dei padri è entrata in crisi. Ci soccorrono i grandi principi di libertà, eguaglianza e fraternità, ci soccorre la partecipazione delle donne e degli uomini di buona volontà, l’impegno dei tanti educatori che nella scuola e nell’Università, nelle parrocchie, nelle polisportive e nelle associazioni laiche aiutano le famiglie nel decisivo compito di educare i giovani, di formare nuove classi dirigenti, di stimolare e preparare nuovi talenti, di inserire i nostri ragazzi e le nostre ragazze nel lavoro e nella vita».