JESI – Sette istruttori e quattordici club specializzati da tutta Italia per il XXI Congresso Nazionale Ubi, Unione bonsaisti italiani. Appuntamento domani pomeriggio, ore 18.30, con la cerimonia di apertura all’Hotel Federico II.
Tre giorni di esposizioni e lavori per far conoscere ad appassionati e semplici curiosi l’arte della cura del bonsai che nelle Marche è una realtà associativa molto forte.
«La location è divisa in un ambiente allestito per la mostra (ingresso 2 euro) e uno spazio dedicato ai venditori all’esterno con materiali e attrezzi che servono alla cura del bonsai, dodici complessivamente anche dall’estero, Belgio e Spagna» spiega lo jesino Giovanni Zenobi. Allievo di Diego Fortuna, organizzatore dell’iniziativa di respiro nazionale, Zenobi si è appassionato al mondo dei bonsai circa tre anni fa. Ospite d’onore della manifestazione è Marco Invernizzi che si occuperà sia della parte espositiva che dei workshop: ha vissuto in Giappone per quindici anni, allievo del Maestro Kimura, uno dei massimi esperti del settore. Oltre ad esemplari giapponesi, specie autoctone come lecci, querce ed olmi, la mostra accoglie anche i suiseki, esemplari giapponesi di rocce modellate da eventi atmosferici. Da domani a domenica ci saranno anche lavorazioni dal vivo. Il costo della mostra è di due euro. Una tre giorni in cui tre giudici premieranno gli esemplari più belli di quattro categorie: il bonsai più votato dal pubblico, la miglior conifera, la più bella caducifoglia e il miglior shohin (cioè bonsai di piccole dimensioni).
«Il mese di marzo – spiegano gli organizzatori – rappresenta il periodo del risveglio vegetativo per la maggior parte delle essenze ed è il momento in cui la Natura ci permette di apprezzare tutte le piante ed i bonsai nel pieno della loro bellezza, a partire dagli aceri, di cui è possibile ammirare la struttura della loro ramificazione, ma nello stesso tempo anche i colori delle piccole foglie che spuntano proprio nei primi giorni di questo mese, le querce che invece iniziano a maturare le gemme, ma di cui è ancora possibile apprezzare il loro aspetto invernale».