FABRIANO – È passato più di un anno e mezzo da quando la Fiom, con una iniziativa pubblica, lanciava un grido di allarme e un appello a tutte le forze del territorio, avanzando una proposta che voleva essere solo il punto di partenza di una discussione ampia, con il fine della salvaguardia e del rilancio economico e industriale del territorio di Fabriano, con una prospettiva più ampia su base provinciale a nazionale. «Oggi più che mai quell’appello, che non fu raccolto, risulta attuale e le ultime vertenze che si sono aperte dimostrano un grandissimo ritardo e una mancanza di progettualità», commenta Pierpaolo Pullini delle Segreteria provinciale della Fiom di Ancona.
L’evento della Fiom
Un evento pubblico che poneva l’accento su come risultasse indispensabile costruire i presupposti affinché ciò che ancora è presente nel fabrianese, da un punto di vista industriale, «restasse a Fabriano e si mettesse in condizioni le aziende di non andarsene, ma di puntare sulle conoscenze e le competenze del territorio, a cominciare dalla rete di fornitori e dalla filiera qualificata, puntando sull’innovazione anche dentro la circolarità e la sostenibilità dell’economia».
I repentini cambiamenti dettati dall’emergenza sanitaria hanno portato sconvolgimenti in settori come l’elettrodomestico, prevalente nell’area fabrianese, e la riorganizzazione delle grandi multinazionali, ma anche di quelle più piccole, rischia di accentuare ed accelerare i processi di desertificazione industriale e di spopolamento già in atto da anni, spesso in nome di logiche esclusivamente finanziarie.
Le parole di Pierpaolo Pullini
«Oggi più che mai risulta improrogabile un intervento legislativo che fermi le delocalizzazioni, diventa vitale individuare strumenti e soluzioni per rendere il territorio appetibile per le imprese che già ci lavorano a restare, incentivando investimenti, formazione, finanziamenti agevolati, anche attraverso crediti di imposta, con strumenti normativi già esistenti ma anche con progetti dentro il recovery plan, e premiando chi il lavoro lo mantiene, lo porta sul territorio anche attraverso operazioni di reshoring – dice Pullini -. La cosa drammatica e paradossale è costituita dal fatto che, anche in presenza di forti richieste di volumi da parte dei mercati, rischia di aumentare a dismisura il numero di posti di lavoro che possono andare persi, soprattutto con la fine del blocco dei licenziamenti, con un aumento della disoccupazione, della precarietà, dell’impoverimento e con seri rischi di tenuta sociale nel territorio e nel Paese». In questo contesto la vertenza Elica «può diventare un modello e la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori deve essere sostenuta da tutte le istituzioni con tutti i mezzi, anche innovativi e coraggiosi, per convincere l’azienda a rivedere le sue strategie e a puntare sul territorio, anziché abbandonarlo», conclude Pierpaolo Pullini, rappresentante della Segreteria provinciale della Fiom di Ancona e responsabile per il distretto economico di Fabriano.