FABRIANO – «Aspettiamo la convocazione al ministero dello Sviluppo economico entro fine mese per capire come è andata la ricerca affidata a Invitalia». Questa la parte conclusiva dell’intervento del responsabile del territorio di Fabriano della Fiom, Pierpaolo Pullini, al termine dell’assemblea svolta oggi con i lavoratori della JP Industries all’interno della sala mensa dello stabilimento di Santa Maria.
Un’assemblea molto partecipata, circa un centinaio di lavoratori, «ai quali abbiamo riferito gli esiti dell’ultimo incontro svoltosi al ministero del Lavoro, lo scorso 10 gennaio, in cui è stato trovato l’accordo per la proroga della cassa integrazione per ulteriori dodici mesi, fino al 31 dicembre 2019», ha proseguito il sindacalista. Per la realtà industriale di Fabriano si tratta, dunque, del settimo anno consecutivo di ricorso agli ammortizzatori sociali.
Dalla ripresa produttiva post vacanze di Natale, all’interno del sito produttivo di Fabriano sono tornati a lavorare, a singhiozzo, circa un centinaio di dipendenti della Jp, fra impiegati e operai. «Una situazione che gli stessi lavoratori giudicano, ormai, insostenibile. C’è molta voglia di lavorare e sospiro di sollievo per la proroga della cassa integrazione, ma c’è anche stanchezza per i continui tira e molla. Dunque, è emersa molta preoccupazione fra le fila dei dipendenti», ha rimarcato, ancora, Pierpaolo Pullini.
Molta speranza, in tal senso, è riposta nella ricerca che Invitalia è stata incaricata di effettuare da Giorgio Sorial, vicecapo di Gabinetto del ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio. «C’è stato assicurato che entro un paio di settimane saremo di nuovo convocati al Mise per capire se Invitalia sarà riuscita a trovare un partner finanziario e industriale da affiancare alla realtà aziendale fabrianese. Un aspetto importante visto che dal Ministero sarà effettuato un monitoraggio costante su questa vertenza e, proprio in virtù di ciò, che si è arrivati alla proroga della cassa integrazione per un ulteriore anno», ha concluso Pullini.
La speranza, dunque, è che si possa arrivare a una conclusione di questa vertenza che si trascina ormai da molti anni e che vede il futuro di circa 700 famiglie, fra Marche e Umbria, a rischio.