FABRIANO – Anche a Fabriano, oggi, si celebra il Giorno del Ricordo. Alle 10, in via Martiri delle Foibe istriane, sul cippo commemorativo, sarà deposto dal sindaco Giancarlo Sagramola, una corona d’alloro per ricordare l’eccidio di italiani avvenuto a cavallo della Seconda Guerra Mondiale nel territorio istriano, della Dalmazia e della Fiumana. Le Foibe sono cavità carsiche di origine naturale con ingresso a strapiombo, dove furono gettati – vivi e morti – quasi diecimila italiani.
La città di Fabriano è particolarmente legata a questo eccidio da quando Mirella Discenza, 90enne, originaria di Dignano D’Istria ora Vodjan, si è trasferita, con la sua famiglia, in città. «È stata una stagione drammatica. Sono scappata dalla Dalmazia straziata dalla violenza a bordo del mercantile Eridania».
La storia
La famiglia Discenza partì una prima volta da Zara nel 1941 alla volta delle Marche. Ancona e poi Cupramontana dai nonni paterni, con un breve ritorno a Zara fino al 1942 quando la famiglia si stabilì definitivamente a Fabriano per via del lavoro del padre, addetto alle comunicazioni telegrafiche, caposquadra guardiafili. Qualche anno fa, Mirella ha partecipato al Giorno del Ricordo. Quest’anno, per motivi di salute, non le sarà possibile. Ma il suo racconto emozionato resta impresso in modo indelebile in coloro che hanno potuto ascoltarlo.
«In più di un’occasione le foibe e le miniere di bauxite divennero la tomba per chi innocente pagava colpe non sue, annodato con filo spinato e spinto a forza nelle crepe carsiche a colpi di pistola. Per chi non trovò la morte nelle foibe ci fu l’esilio dalle terre d’origine. Un esilio che spesso non era ben tollerato in Italia: i profughi infatti in più di un’occasione non erano ben visti dalla popolazione. Questo perché non avevano idea del dramma che la popolazione Dalmata ed Istriana stava vivendo in quel preciso momento. Pochi ebbero il coraggio di rimanere».
Un ricordo drammatico quello di Mirella Discenza, che ha raccontato la perdita della propria terra natale, inghiottita anch’essa in una foiba così profonda da non poter più essere ritrovata. «Ricordare quel periodo di folle violenza è modo per rafforzare la memoria», secondo Discenza. «Un momento di riflessione per mantenere vivo il dolore e la memoria del dramma vissuto da centinaia di migliaia di italiani. L’esilio, la foiba ed il dolore di chi non ha più avuto una terra sono ancora vivi tra i sopravvissuti al ritorno in Italia e nelle famiglie di chi ha vissuto in prima persona quel dramma. A Fabriano sono stata e sono ben voluta per il mio impegno. Ho fatto la maestra per tanti anni ed i miei alunni si ricordano ancora di me».