OSIMO – Raccontare quello spaccato di storia sulle tecnologie che hanno permesso a ciechi e sordociechi di uscire dall’isolamento sociale. È questo lo scopo del “Museo delle tecnologie per la lettura e scrittura di ciechi, ipovedenti e sordociechi” inaugurato ieri, 28 marzo, all’interno del nuovo Centro Nazionale della Lega del Filo d’Oro di Osimo.
Sessant’anni di storia racchiusi nelle 4 stanze del Museo: Scrittura e stampa con il codice Braille, Lettura dei caratteri a stampa, Ingrandimento elettronico e, infine, Computer e display Braille.
Presenti all’inaugurazione, il presidente della Lega del Filo d’Oro Rossano Bartoli, il giornalista Luciano Beltrami, il direttore del Centro Riabilitazione Lega del Filo d’Oro Patrizia Ceccarani, il presidente del Comitato Persone Sordocieche Lega del Filo d’Oro Francesco Mercurio e il presidente della Fondazione Lucia Guderzo Onlus Davide Cervellin.
Una inaugurazione importante, come ha sottolineato il presidente del Filo d’Oro Rossano Bartoli, che ha evidenziato come «pur all’interno di una struttura moderna, vengono ripercorsi decenni di attività di tanti ricercatori che hanno reso possibile a moltissime persone di istruirsi, partecipare alla vita sociale e attiva e di svolgere delle professioni. Ricerche utilizzate, con le opportune varianti, anche all’interno del nostro centro, dove, come è noto, ci sono persone con gravissime difficoltà che hanno bisogno di supporti specifici e di adattamenti rispetto a quello che oggi scienza e tecnologie mettono a disposizione».
All’interno del Museo, infatti, sono in esposizione pezzi storici di quegli ausili tecnologici che hanno permesso a ciechi e sordociechi di interagire con il mondo esterno e acquisire una sempre maggiore autonomia.
«In questa sede riceviamo frequentemente visite di studenti, scolaresche, gruppi sportivi e di sostenitori; siamo molto contenti di poter proporre, oltre a quella che è l’attività specifica, anche un momento di riflessione con un focus sulla comunicazione», ha sottolineato il presidente della Lega del Filo d’Oro.
Il museo, come ha tenuto a precisare Rossano Bartoli, è stato realizzato in collaborazione con Davide Cervellin, presidente della Fondazione Lucia Guderzo Onlus. La moglie di Cervellin era una pedagogista esperta in ausili tiflologici: «Siamo riconoscenti a chi per tanti anni è stata una delle persone più attive in Italia per favorire questa crescita delle persone con difficoltà», ha detto il presidente della Lega del Filo d’Oro.
Numerosi gli ausili tecnologici studiati e messi a punto alla Lega del Filo d’Oro per migliorare l’autonomia delle persone sordocieche e potenziare le loro abilità: dai video-ingranditori per testi e immagini ai sintetizzatori vocali per trasformare un testo scritto in suono fino ai sistemi automatici che, tramite appositi software, consentono alle persone sordocieche di navigare in internet e inviare e-mail e sms. Sviluppati anche prototipi e soluzioni personalizzate per le persone con problematiche sensoriali, cognitive e motorie.
Il 19, 20 e 21 settembre a Roma la Lega del Filo d’Oro organizza la seconda Conferenza Internazionale sulle tecnologie assistive, dove arriveranno ricercatori provenienti da tutto il mondo, esperti soprattutto nella comunicazione di persone con gravissime difficoltà. «Per quanto riguarda l’attività svolta nella nuova sede sono partiti i lavori del secondo lotto che contiamo di completare nell’arco di due anni – conclude Bartoli – così da raggruppare tutta l’attività della Lega del Filo d’Oro di Osimo, incrementare la capacità operativa operativa e abbattere le liste di attesa».
IL MUSEO
Quattro le sale: quella della scrittura e alla stampa con il codice Braille, in cui viene “raccontata” la storia del Braille, dalle sue origini all’inizio dell’800. Nella seconda stanza si trovano i computer e i display braille, mentre la terza è dedicata alla lettura dei caratteri a stampa, dove sono esposti due modelli di Optacon, uno strumento che permette di leggere i testi a stampa in rilievo facendo scorrere una telecamera sul testo da leggere. L’ultima stanza è destinata all’ingrandimento elettronico, che permette a chi ha un residuo visivo di ingrandire i testi o le immagini in modo da poter leggere.