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Lorenzo Bruno, pivot della Ristopro Fabriano: «Daremo il massimo per l’obiettivo salvezza»

Chiacchierata a tutto tondo con il bravo lungo toscano che viaggia a 13,7 punti e 8,8 rimbalzi di media, parlando di se stesso, del buon avvio della squadra, delle ultime tre sconfitte e delle ricetta per riprendere una marcia positiva: «Sul parquet dobbiamo essere sempre cinque leoni»

Lorenzo Bruno, pivot della Ristopro Fabriano in serie B (foto di Martina Lippera)
Lorenzo Bruno, pivot della Ristopro Fabriano in serie B (foto di Martina Lippera)

FABRIANO – Tra le note più interessanti di questo avvio di stagione della Ristopro Fabriano in serie B, c’è senza dubbio il buon rendimento del pivot Lorenzo Bruno. Toscano di Massa, classe 1991, altezza 201 centimetri, dopo nove partite ha una media di 13,7 punti e 8,8 rimbalzi, con un 62% da due niente male.

Un “fatturato” – il suo – quasi doppio rispetto alla stagione scorsa disputata alla Virtus Siena e che finora sta consentendo alla squadra fabrianese di reggere l’impatto sotto canestro contro formazioni assai solide, contribuendo quindi alle tre vittorie della Ristopro nelle prime nove giornate di campionato.

«Il segreto è che quest’anno ho più fiducia in me stesso – ci racconta Lorenzo Bruno di fronte a un buon caffè: – parte tutto dalla testa. Io credo che la svolta sia stata proprio la partita d’esordio del campionato, in casa, contro Civitanova. Una partita che non scorderò mai. Venivamo da un precampionato… non dei migliori, per usare un eufemismo, in cui un po’ mi ero anche spaventato per le difficoltà che stavamo incontrando. Ma quando siamo scesi sul parquet e abbiamo visto così tante persone sugli spalti, finalmente abbiamo capito dove eravamo finiti e che cos’è il basket per Fabriano: ci siamo caricati talmente tanto che ci siamo come sbloccati e abbiamo iniziato a giocare con decisione. Poi la partita è finita com’è finita (beffarda sconfitta sulla sirena con canestro da tre di Andreani, nda), ma comunque abbiamo preso consapevolezza di noi e, personalmente, ho preso maggiore fiducia in me stesso e in quello che posso fare. Mi trovo bene nei giochi in pick-and-roll con Gialloreto e nel fatto di puntare sulla velocità. Insomma, sono soddisfatto».

E pensare che stai facendo i conti con un acciacco al ginocchio abbastanza noioso…
«Un problema che mi perseguita dalla seconda di campionato ad Ortona. Si tratta di una infiammazione che avrebbe bisogno di riposo prolungato per guarire bene, ma adesso non è proprio possibile. Per questo mi sto gestendo in allenamento e faccio delle terapie per cercare di arrivare la domenica al meglio possibile».

Lorenzo, facciamo un passo indietro: ci racconti com’è nata la tua passione per il basket?
«Fin da piccolo ero alto e allora il maestro diceva a mia mamma: “perché non lo manda a giocare a basket?”. Così, pur essendo la mia famiglia appassionata di calcio e il mio babbo interista sfegatato, ho iniziato ad andare alla Pallacanestro Massa. Visto che ero anche cicciotto, infatti, me la cavavo molto meglio con il basket che con il calcio. A 12 anni ho cominciato ad essere scelto per le selezioni regionali, fino alla chiamata dalla Don Bosco Livorno, società rinomata per il settore giovanile, dove però ho resistito solo due anni, fino ai 15: ero ancora super mammone e probabilmente non pronto per continuare quella esperienza. E così, da quel momento fino al 2013, ho giocato tra serie D, C2 e C1 vicino casa tra Massa, Carrara, Follo, La Spezia… Vincendo anche qualche campionato, lavorando in estate e prendendo il brevetto da bagnino. Ma il pallino di poter fare del basket l’attività principale in fondo in fondo lo conservavo, tanto che ogni momento libero l’ho sempre dedicato per potenziarmi in palestra, senza mai perdere la speranza. L’occasione si è ripresentata nel 2014/15, un anno chiave, quando, pur come decimo, sono entrato a far parte della Mens Sana Siena che nel frattempo per le ben note vicissitudini era finita in serie B, quindi Tigers Forlì in C Gold, l’anno dopo il ritorno alla Don Bosco a Livorno in B e lo scorso campionato alla Virtus Siena in B, il mio primo anno da titolare».

Ed eccoci all’estate 2017… con la chiamata di Fabriano. Com’è andata?
«È andata che quando il procuratore mi ha comunicato che c’era questa possibilità, non ci ho pensato due volte, ben sapendo della passione che c’è qui. Appena sono entrato al PalaGuerrieri, il giorno del raduno, sono rimasto stupito, perché questo è un posto dove c’è passata tanta serie A, e ho pensato: “il palazzetto adesso bisogna riempirlo”».

E ci state riuscendo, visto che di gente ne è tornata tanta ad assiepare le gradinate…
«Io credo che il pubblico voglia vedere in campo giocatori che lottano e che danno tutto, solo così è naturale essere coinvolti. E penso che noi in questo inizio di stagione nella maggior parte delle volte ci siamo riusciti, per questo si è creato questo buon feeling, con oltre duemila persone in alcune partite casalinghe e più di trecento tifosi che ci hanno seguito anche in trasferta, come a Senigallia. Dopo la brutta sconfitta subita ad Ortona nella seconda giornata, infatti, avevamo il dente avvelenato e abbiamo iniziato a darci dentro, sono giunte le belle vittorie a Porto Sant’Elpidio e in casa con Giulianova, in mezzo è arrivato anche Filiberto Dri a rinforzare l’organico, un innesto molto utile, poi abbiamo perso a Campli ma giocando bene in attacco e quindi abbiamo battuto la forte Matera con una prestazione molto buona…».

Dopodiché sono arrivate tre sconfitte di fila, ultima delle quali abbastanza netta contro Recanati, e qualcuno del pubblico c’è rimasto male… Che cosa è accaduto?
«È accaduto che bisogna sempre tenere in considerazione da dove vieni e dove stai andando. Noi siamo una squadra che ha l’obiettivo di salvarsi e che vuole fortemente raggiungere questo risultato, ma lungo il cammino si possono incontrare alcune difficoltà, è naturale, specie quando ti capita di affrontare squadre forti come Recanati, l’importante è non demoralizzarsi, continuare a lavorare con sacrificio, fiducia e serenità. Il mio babbo mi ha cresciuto con questa mentalità: non esaltarsi mai troppo quando le cose stanno andando bene, non buttarsi mai troppo giù quando stanno andando male. Non credere che a noi abbia fatto piacere perdere così domenica… anzi abbiamo una rabbia dentro che non ti immagini nemmeno. La cosa fondamentale è trasformare questa rabbia in energia positiva, a partire da noi, per trasmetterla poi anche a chi ci sta intorno. Dobbiamo essere “cattivi”, agonisticamente parlando, dal primo all’ultimo minuto della partita: finora a volte ci siamo riusciti, a volte no. Ecco, l’obiettivo è mantenere la stessa intensità per quaranta minuti. Dobbiamo entrare in campo tutti, dal primo all’ultimo, con la voglia di mangiarci il parquet: io credo che siamo dei privilegiati ad avere un pubblico così e glielo dobbiamo».

Ora due difficili trasferte di fila: domenica si va a Teramo e poi nella tana della capolista San Severo…
«Ogni partita è difficile in questo girone di serie B, non ci sono squadre materasso e non ti puoi mai rilassare, in casa o fuori conta poco. Prepariamone una per volta, iniziamo da Teramo. Andiamo là concentrati e consapevoli che ognuno di noi deve dare il massimo dall’inizio alla fine. Poi pensiamo a San Severo. Io dico: mai dire mai».

Qualche domanda secca. Chi è Lorenzo Bruno fuori dal parquet? Parlaci di te.
«Mi piace molto il mare e quando sono a casa mia, a Massa, appena posso ci vado. Nel tempo libero, tra un allenamento e l’altro, strimpello un po’ la chitarra, niente di che, sono un autodidatta, ma mi piace. Credo di essere un tipo solare: mi piace veder ridere le persone e sono convinto che un sorriso porta un altro sorriso».

Dopo tre mesi nella città della carta, come ti trovi?
«Si sta bene e si mangia bene. La città è piccola e la squadra è seguita, per cui quando andiamo in giro la gente sa chi siamo e ci vuole bene, una sensazione che non mi era mai successa prima e che fa piacere. Credevo di soffrire di più la distanza dal mare, invece, dai, alla fine neanche troppo».

E con i compagni, la società e il coach?
«Direi che abbiamo costruito un buon gruppo e stiamo bene insieme. La società è una famiglia, i dirigenti sono tutti giovani, quasi coetanei, basti pensare che il presidente Mario Di Salvo oggi (ieri, nda) ha compiuto appena 31 anni. Anche il coach, Daniele Aniello, è giovane, ma ben preparato e sempre disponibile al dialogo».

L’emozione più grossa vissuta finora, in questo inizio di stagione?
«Direi quando i miei genitori sono venuti a vedere la partita contro Giulianova. Abbiamo vinto sostenuti da duemila spettatori, io ho giocato bene, in un clima di grande entusiasmo. Ebbene, alla fine li ho visti con gli occhi lucidi e orgogliosi di me. È stata una grande emozione e soddisfazione».

Chiudiamo la chiacchierata con un messaggio di Lorenzo Bruno per il pubblico fabrianese…
«Se vi accorgete che a volte ci stiamo distraendo… urlateci, spronateci, perché in campo dobbiamo essere sempre cinque leoni».