LORETO – Loreto ha stretto il patto di amicizia con la città di Juba, capitale africana del Sudan del Sud martoriata da oltre un ventennio dalla sanguinosa guerra tra cristiani e musulmani. Ieri pomeriggio, 26 marzo, nella sala consiliare del Comune, il sindaco di Loreto Paolo Niccoletti e il primo cittadino di Juba Samir Khamis Sulieman hanno sottoscritto un patto di amicizia tra le rispettive città. Le due città saranno legate da un’alleanza basata sulla collaborazione e il sostegno, da parte di Loreto, a progetti che possano garantire sviluppo nella comunità così duramente colpita del Sud Sudan. «Questo impegno arriva a corollario della visita di Papa Francesco, abbiamo voluto dare un segnale tangibile di come la comunità lauretana sia aperta verso l’altro, come ha giustamente detto il Papa, in modo coerente e intelligente, offrendo un sostegno concreto laddove vi è bisogno e aiutando le comunità d’origine», dice il sindaco.
È stato l’ultimo tassello di un’amicizia nata circa 20 anni fa grazie all’intermediazione del circolo Acli di Villa Musone: nel 2000, in occasione della Giornata mondiale della Gioventù di Roma, il circolo ospitò a Loreto un gruppo di ragazze provenienti dai Paesi in guerra dell’Africa. Subito si stabilì un rapporto più stretto con Mary, giovane sudanese, scaturito poi in un legame con la Diocesi di Juba e in una serie costante di incontri, anche con l’allora vescovo oggi cardinale monsignor Comastri, e di iniziative di beneficenza che hanno costellato tutti gli anni fino a oggi. Il Circolo Acli di Villa Musone ha già sostenuto ad esempio la realizzazione di una scuola a Juba con diverse raccolte fondi che hanno coinvolto gli abitanti di Loreto. Da ieri c’è anche il sigillo ufficiale della sottoscrizione di un patto che contribuirà al rafforzamento anche istituzionale del rapporto tra le due comunità, che si esprimerà in iniziative di tipo sociale, culturale e di sostegno a piccoli progetti economici utili al territorio di Juba, capitale che contava 350mila abitanti prima della guerra e ora un milione e 500mila, perché quelli delle campagne minacciati dalla guerra si sono riversati sulla città.