MACERATA – «Il buon cibo è un diritto». Non sono disposti a rinunciare all’eccellenza della mensa interna alla scuola i genitori dei piccoli studenti della scuola Mameli di Macerata, che hanno avviato una petizione per convincere l’amministrazione a fare un passo indietro sulla sperimentazione nelle mense di cinque scuole, che dovrebbe partire da marzo.
Secondo quando programmato dalla giunta, infatti, le scuole Mameli, Frank, De Amicis, Natali e Villa Serra che hanno mense interne considerate più piccole, da marzo vedranno recapitarsi alcuni piatti (il condimento del primo, il secondo e il contorno) da mense più grandi, mentre solo il primo piatto sarà cucinato internamente.
«Con una decisione unilaterale e senza preavviso ai soggetti coinvolti, l’amministrazione ha in programma di stravolgere una delle eccellenze del sistema scolastico locale: le MenseVerdiBio – scrivono i genitori -. Con un colpo di spugna, che ci viene fatto passare per miglioria, infatti, verrà cancellato il servizio mensa interno, per delegarlo a un refettorio esterno, che si troverà quindi a preparare pasti per centinaia di bambini contemporaneamente, pasti che verranno poi trasportati nelle varie mense. La decisione ci viene raccontata come volta a rendere più efficiente e sicuro il servizio, ma questa presa di posizione ci sembra francamente paradossale e anacronistica».
Le parole dei giorni scorsi dell’assessore Katuscia Casssetta che ha assicurato che non ci sarà alcuna «perdita nella qualità del servizio», quindi, non hanno rassicurato i genitori, tanto che in poche ore la petizione ha superato le cento sottoscrizioni. «Come può un pasto non preparato al momento e in loco essere considerato più sicuro, addirittura migliore? Come possiamo pensare che una cuoca che prepari trenta pasti possa essere “meno efficiente” di una che sia costretta a prepararne trecento? – incalzano i genitori -. Ci sembra anche singolare che l’assessore Cassetta si presenti oggi a favore dell’esternalizzazione del servizio mensa quando, da membro del consiglio di amministrazione della scuola privata San Giuseppe, presentava come “struttura d’avanguardia” (cit. dal sito web della detta scuola) la propria mensa interna. Ci chiediamo quindi come possa una mensa interna essere allo stesso tempo considerata un punto a favore in una scuola privata e un punto a sfavore in una pubblica. Non vogliamo, come genitori, cittadini e contribuenti, che un servizio di eccellenza possa essere consentito soltanto a quelli che possono o vogliono pagare abbastanza da poterselo permettere. Il buon cibo è un diritto. Il buon cibo è una realtà oggi, ed è anche il motivo per cui abbiamo scelto di mandare i nostri figli in queste scuole, e non possiamo accettare che solamente per questioni economiche questa realtà venga smantellata. La qualità della vita è data dalla cura che noi tutti diamo e riceviamo, in ogni cosa, e non siamo disposti ad accettare compromessi in nome del presunto risparmio».