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Aborto, la maggioranza fa quadrato su Giorgia Latini. Acquaroli: «Oggetto di violento attacco. Mai scadere nelle minacce»

Il presidente della Regione Marche e altri esponenti della maggioranza hanno espresso solidarietà nei confronti dell'assessore alle Pari Opportunità dopo il cartellone esposto a Macerata, con la scritta «La storia ce lo insegna, andiamo a bruciargli la casa»

Il cartellone comparso ieri a Macerata

ANCONA – «Esprimo vicinanza e sostegno all’assessore Giorgia Latini, oggetto di violento attacco, solo per aver espresso la sua legittima e personale opinione in merito alla difesa della vita e al sostegno alla maternità». Il governatore Francesco Acquaroli esprime solidarietà nei confronti dell’assessore alle Pari Opportunità Giorgia Latini dopo il cartellone con scritte minatorie apparso nella giornata di ieri a Macerata dove si era svolto un flash mob a sostegno del diritto all’aborto

Il cartellone minatorio

Tra gli striscioni affissi davanti ai consultori di diverse città delle Marche, fra le quali il capoluogo, era comparso anche il manifesto a cui fa riferimento il presidente della Regione Marche con su scritto «La storia ce lo insegna, andiamo a bruciargli la casa». Un messaggio che sia il governatore sia esponenti della maggioranza ritengono rivolto all’assessore Latini che si era detta contraria all’aborto, specificando che si trattava di una posizione personale e aveva espresso anche la volontà di mettere all’ordine del giorno della Giunta una riflessione sull’aborto farmacologico (eseguito con la Ru486, la cosiddetta pillola abortiva). Affermazioni che avevano sollevato polemiche da parte di esponenti del mondo politico e sindacale, i quali avevano paventato il rischio di un passo indietro sul fronte dei diritti femminili. 

Francesco Acquaroli
Il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli (immagine di repertorio)

La questione era stata affrontata in una seduta del Consiglio regionale dove si era accesso lo scontro politico tra maggioranza e opposizione. In Aula l’assessore Latini aveva dichiarato «noi come Giunta sosteniamo il percorso della donna per far sì che venga scelta la vita anziché l’aborto» specificando che «ognuno è libero di scegliere cosa fare della propria vita» e che compito delle Istituzioni è quello di «supportare la donna a scegliere la vita, da un punto di vista psicologico ed economico». 
Ma aveva anche specificato che «i consultori devono essere luoghi di assistenza e non di esecuzione delle interruzioni volontarie di gravidanza», parole che hanno provocato altre polemiche e le reazioni del mondo delle associazioni femminili attive sul fronte dei diritti, che hanno manifestato proprio nella giornata di ieri.

«Condanno e rifiuto questa violenza verbale che da molti anni non apparteneva al dibattito nella nostra regione. Si possono avere legittimamente opinioni divergenti, senza però mai scadere nelle minacce» scrive il presidente regionale in un post su Facebook nel quale auspica «che il rispetto del prossimo prevalga sempre». 

Giorgia Latini
Giorgia Latini, assessore regionale alle Pari Opportunità

L’assessore Giorgia Latini sulla sua pagina Facebook ha commentato rimarcando che le  espressioni comparse sui cartelloni, uno dei quali recitava «questa è guerra», «non si addicono a persone che hanno a cuore la libertà delle donne, visto che incitano violenza contro una donna».

«Ho già ribadito in consiglio che ognuno è libero di scegliere secondo coscienza – prosegue -, ma quando la scelta di abortire è condizionata da mancato sostegno psicologico e da problemi economici, le istituzioni e la società non possono abbandonare la donna in difficoltà e devono fare di tutto per sostenere la maternità e la vita tutelando la salute della donna.
Ho ribadito anche che ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero qualora questo non scada in insulti e minacce come è accaduto nei miei confronti. A tutti coloro che nutrono questi sentimenti di odio rivolgo la mia preghiera affinché nei loro animi venga lasciato spazio all’amore verso il prossimo e al rispetto reciproco».

Il commissario della Lega Riccardo Augusto Marchetti e i consiglieri regionali

Dura condanna è arrivata dal commissario della Lega Riccardo Augusto Marchetti che in una nota stampa condivisa con i consiglieri regionali e i deputati marchigiani leghisti, parla di «integralismo». «Chi davvero lotta per i diritti di qualcuno – prosegue il senatore – non fa minacce come quelle che sta subendo il nostro assessore regionale Giorgia Latini a cui va tutta la nostra solidarietà. Che siano sconsiderati o militanti politici la sostanza non cambia per chi, come la Lega, crede nella democrazia: ruoli amministrativi, opinioni, proteste se democratiche nulla devono avere a che fare con la barbarie che è sempre e comunque da condannare. Sull’aborto la scelta spetta solo alla donna, che è padrona del suo corpo. Alle istituzioni spetta non lasciare le donne sole, determinando le condizioni sociali e sanitarie perché la scelta possa essere adeguatamente ponderata ed effettuata in completa sicurezza».

Il commissario afferma che la Lega non deve dimostrare di avere a cuore le donne e la loro sicurezza perché, dichiara, «siamo stati noi a volere il Codice Rosso che obbliga l’intervento tempestivo di forze dell’ordine e autorità giudiziaria in caso di violenza. Non mettiamo in discussione il diritto delle donne di scegliere liberamente se e come abortire secondo quanto previsto dalle leggi vigenti. Come Politica ci spetta il dovere di rendere le scelte consapevoli, limitando con l’azione amministrativa motivazioni dovute necessità economica o mancanza di adeguate politiche di sostegno familiare a partire dai servizi. A questo lavoreremo anche in regione lasciando le visioni personali alla sfera dell’etica e relegando le minacce a qualsiasi persona che esprima la propria opinione alla sfera delle strumentalizzazioni ideologiche e oscurantiste».

Elena Leonardi

Solidarietà anche dalla consigliera di Fratelli d’Italia Elena Leonardi, presidente della IV Commissione Sanità regionale: «Da donna e da rappresentante delle Istituzioni esprimo vicinanza e sostegno all’assessore Giorgia Latini oggetto ieri di gravi ed inaccettabili minacce per aver espresso la propria personale e legittima posizione riguardo la maternità e la tutela della vita. Ognuno è libero di avere le proprie opinioni in merito all’interruzione di gravidanza ma la legge 194 è chiara quando parla di superamento delle cause di ordine sociale ed economico che portano a scegliere l’aborto, per questo è un dovere delle Istituzioni sostenere le donne in difficoltà».

Secondo la Leonardi infatti l’aborto non deve rappresentare «una scelta obbligata». «Auspico una condanna unanime delle minacce da parte di tutto il mondo politico, il confronto legittimo non deve scadere in minacce ed insulti». 

Da sinistra Marconi, Saccone, Acquaroli e Solazzi (immagine di repertorio)

A fare quadrato intorno alla Latini è anche il senatore e commissario Udc Antonio Saccone che parla di «vile minaccia» all’assessore «rea di aver espresso una sua considerazione in merito alla difesa della vita sin dal suo concepimento. Il confronto è sempre auspicabile nella dialettica democratica. Chi utilizza offese o peggio chi ricorre alle minacce merita semplicemente una piena condanna». 

Francesco Battistoni

Parla di «ferma condanna» all’episodio anche il commissario di Forza Italia e senatore Francesco Battistoni. «Ci deve far riflettere, soprattutto perché è pervenuto da persone che dicono di avere a cuore la libertà delle donne – spiega Battistoni – . Incitare alla violenza è sempre sbagliato, ma quando si prende di mira la sfera personale e, in questo caso, la famiglia, è ancora peggio. Sono periodi di tensione sociale dovuta a diversi fattori, ma non possiamo permettere che l’odio venga inneggiato e che l’arroganza prenda il sopravvento, il rischio di violenze è molto alto. Esprimo, a nome del movimento politico che rappresento, la piena solidarietà a Giorgia Latini e l’augurio che possa continuare, nel pieno mandato di fiducia ricevuto, il suo importante incarico regionale. La libertà di espressione va sempre difesa e tutelata, questa deve essere una missione della politica».

Emanuele Prisco

Sulla vicenda è intervenuto anche il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia e senatore Emanuele Prisco. «Se una donna fa politica non può sempre essere aggredita con questa brutalità – dichiara -, ci sono altri modi più democratici se si ritiene opportuno manifestare il proprio dissenso. La democrazia e il rispetto non sono a senso unico».