ANCONA – «L’attenzione in questo momento deve essere rivolta soprattutto alla campagna vaccinale e non solo all’andamento della curva epidemiologica». È molto chiara la roadmap tracciata dal professor Massimo Clementi per uscire al più presto dalla pandemia di coronavirus che sta tenendo sotto scacco il Pianeta, eccetto una manciata di nazioni.
Secondo il direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano il primo obiettivo dell’Italia deve essere quello di vaccinare il più rapidamente possibile tutta la popolazione o almeno gli over 50 entro l’estate.
«Anche se il nostro è il Paese che vaccina di più in Europa, questo non mi consola – spiega -: bisogna cercare di ottenere più vaccini, come sta facendo la Germania, che nonostante l’accordo siglato con l’Unione Europea si sta approvvigionando anche in maniera autonoma. Dovremmo farlo anche noi».
«Dobbiamo essere più organizzati e vaccinare subito dopo i sanitari e gli ospiti delle Rsa, gli over 80 per poi scendere alle altre fasce d’età». Il virologo si dice favorevole all’introduzione di restrizioni per chi sceglie di non vaccinarsi contro il covid-19 e, se è un medico ad optare per questa soluzione, evidenzia che i suoi pazienti sono a rischio di infezione e che quindi «sarebbe il caso lo sapessero».
L’attenzione però va concentrata anche al reperimento delle risorse e del personale destinato alla vaccinazione. «Mi indigna vedere che ci sono nazioni che sono riuscite a vaccinare il 20% della popolazione generale, come ha fatto Israele, mentre in Italia siamo solo allo 0,6%».
Sull’ipotesi di allungare i tempi di somministrazione della seconda dose vaccinale, sui cui si è concentrato il dibattito negli ultimi giorni, il virologo si dice contrario perché «significa non seguire il protocollo approvato con la validazione e quindi entrare in un terreno inesplorato». Chi ha già avuto il covid deve vaccinarsi? «Potrebbero non avere priorità, ma non c’è nessuna indicazione che sconsigli di farlo, anzi sarebbe utile che lo facessero, anche perché quella prodotta dal vaccino è una risposta immunitaria guidata e, probabilmente, più duratura ed efficiente».
Negli ultimi tempi si sono registrati alcuni casi di re-infezione da covid-19, in media quanto dura l’immunità di chi ha già contratto il virus ed è guarito? «In genere da tre a sei mesi, ma non è la regola». Il virologo spiega che nel nostro Paese i contagi sono in aumento, come nel resto d’Europa, e che sta interessando fasce di popolazione che prima non si erano infettate, specie fra i più giovani, ma sottolinea anche che gli effetti più pesanti della patologia continuano ad essere a carico, soprattutto, degli anziani.