PESARO – Tamponi: i risultati in ritardo creano disagi per il rientro al lavoro. A dirlo è il consigliere regionale pesarese Andrea Biancani del Partito democratico: «Sono diverse settimane che i risultati dei tamponi tardano creando notevoli disagi alle persone, costrette a restare in casa e senza risposta per giorni. Molto spesso creando problemi per il mancato rientro al lavoro. Ho verificato e chiesto una maggiore tempestività nel dare i risultati. Mi è stato garantito che faranno di tutto per accelerare le risposte. Personalmente continuerò a verificare che i tempi, per avere la risposta del tampone, siano ridotti al massimo a un paio di giorni».
Il vicepresidente del consiglio regionale Biancani chiede anche il «massimo utilizzo dei punti drive per eseguire tutti i test. In questa fase dell’emergenza – spiega Biancani – il tracciamento dei casi positivi è lo strumento più efficace per tenere sotto controllo la curva dei contagi. Nella mia interrogazione avevo proposto di sottoporre a tamponi rapidi gli studenti e i docenti che svolgono attività educative e formative in presenza, e in generale anche i lavoratori o chi ha necessità di eseguirli, utilizzando i punti drive, presidi che offrono garanzie di sicurezza, accessibilità e velocità, immediatamente disponibili. Sono organizzati dal Dipartimento di prevenzione, ma nelle ore e nei giorni in cui non sono utilizzati dall’Asur, potrebbero essere messi a disposizione dei medici di famiglia e dei pediatri, con i quali la Regione sta definendo l’accordo per l’esecuzione dei test rapidi, e anche dei laboratori già autorizzati. Attualmente i punti tampone di Pesaro, Fano e Urbino sono aperti al massimo tre giorni a settimana. Piuttosto che rinunciare ad eseguirli perché il proprio ambulatorio non è conforme, meglio offrire al medico e al personale dei laboratori l’opportunità di utilizzare gratuitamente questi presidi già collaudati, con parcheggi per la sosta, spazi al coperto, connessione alla rete internet».
Biancani sollecita un’accelerazione anche nei tempi della refertazione, «nelle ultime settimane, in diversi casi, la risposta non è arrivata entro 48 ore e tante persone sono state costrette a restare a casa per un periodo lungo, con conseguenze per il lavoro e per la scuola. Sono consapevole che tutti si stanno adoperando per dare il massimo, e per questo ringrazio gli operatori, ma dobbiamo impegnarci e collaborare ancora di più per riuscire a dare le risposte nei tempi previsti».