ANCONA – «Totale disappunto» è quello che esprime l’assessore regionale alle attività produttive Mirco Carloni per il Dpcm Natale approvato questa notte dal Consiglio dei ministri e firmato dal capo dello Stato Sergio Mattarella. Un testo che blinda i comuni per Natale, Santo Stefano e Capodanno e le regioni dal 21 dicembre e al 6 gennaio.
Il Decreto che sarà firmato nelle prossime ore dal premier Conte, prolunga lo stop alle lezioni in presenza alle superiori fino al 7 gennaio e conferma il sistema in tre fasce, con coprifuoco dalle 22 alle 6 e ristoranti chiusi in zona gialla dalle 18. Ma il provvedimento è fortemente criticato dalla Regione Marche, che per voce dell’assessore Carloni, lamenta la mancanza di un confronto e sottolinea che «le chiusure anche a Natale penalizzano i cittadini e creano forti disparità».
«Abbiamo ricevuto questa notte la bozza del Dpcm che non tiene conto delle nostre posizioni, nemmeno di quelle concordate in conferenza delle Regioni – sottolinea Carloni -. Abbiamo espresso un giudizio negativo e la nostra contrarietà rispetto alle decisioni del Governo, che anche a Natale costringe i cittadini a non spostarsi tra Comuni».
Secondo l’assessore il decreto non tiene conto che in Italia, e in particolare nelle Marche, «esistono centinaia di piccole realtà, tanti piccoli Comuni e con una popolazione spesso anziana che rischia di restare sola e isolata anche durante le festività natalizie. Verrà impedito ai familiari e ai congiunti di trascorrere insieme anche il giorno di Natale e quello di Santo Stefano, si pensi ad esempio a famiglie che vivono a pochi chilometri di distanza ma in Comuni diversi, a chi non vede da tempo genitori anziani, a chi ha vissuto settimane in isolamento, a chi vive in realtà molto piccole».
Insomma, decisioni che per Carloni avranno «una ricaduta sociale soprattutto sulle fasce più fragili della popolazione. Riceviamo i sentimenti negativi rispetto a queste scelte». Una limitazione, quella alla mobilità che penalizza anche l’economia del territorio: «Siamo entrati in zona arancione ingiustamente, senza alcun preavviso e senza alcuna concertazione con le autorità centrali, nonostante dati che già cominciavano a stabilizzarsi e a scendere, come dimostra il calo dell’indice Rt delle ultime settimane. Sono state danneggiate le nostre attività economiche che hanno risentito di una stretta calata dall’alto».
Ma critiche arrivano anche da Coldiretti. «La decisione di blindare gli italiani nel proprio comune nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno mette ko le strutture agrituristiche marchigiane tutte situate nelle aree interne (il 20% in montagna)» scrive l’associazione in una nota. Coldiretti evidenzia infatti che in questo modo «la possibilità per le strutture della ristorazione di rimanere aperti a pranzo durante le festività è vanificata dai limiti agli spostamenti tra comuni che impedisce agli ospiti di raggiungere le campagne. Un vero paradosso se si considera che gli agriturismi sono spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, che sono secondo Campagna Amica i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche».
L’associazione snocciola a supporto della sua tesi i dati relativi agli infortuni dai quali emerge che solo lo 0,3% dei 66.781 casi di infortunio da Covid-19 registrati dall’Inail in Italia al 31 ottobre riguarda l’agricoltura. Inoltre Coldiretti rimarca che gli agriturismo sono già stati duramente colpiti dalla crisi scatenata dalla pandemia che ha causato oltre 1 miliardo di perdite per le oltre 24 mila strutture presenti in Italia nel 2020 e prima ancora dal sisma del 2016. Nelle Marche un agriturismo su cinque è situato in area montana e ben 438 sono gestiti da donne: offrono quasi 13 mila posti letto, 584 piazzole di sosta e 18.428 posti tavola.