ANCONA – Ristoranti vuoti, appuntamenti ed eventi che saltano, viaggi di piacere e di lavoro che non si fanno più. È un clima surreale quello che stiamo vivendo dopo che il Coronavirus ha fatto la sua comparsa anche in Italia, approdando prima al Nord per poi diffondersi a macchia d’olio in tutto il Paese.
Un’epidemia che rischia di pendere come una spada di Damocle sull’economia. Con il crescere dei contagi e le conseguenti misure restrittive disposte dal governo per cercare di arginare la diffusione del virus, sono numerosi gli eventi che saltano, fra i quali molte “vetrine” per le imprese italiane. Salone del mobile e Vinitaly sono slittati a giugno, ma a saltare non sono solo gli eventi in Italia, capita anche negli altri Paesi europei. Ad esempio in Russia è stata posticipata la fiera della calzatura, mentre a Stoccarda è saltata la Logimat 2020, vetrina internazionale per le soluzioni intralogistiche e la gestione dei processi, alla quale avrebbe dovuto prendere parte anche un’impresa anconetana, la Itworks, che opera nel settore software per la logistica.
Una cancellazione subìta con un po’ di amarezza dal presidente Itworks e amministratore delegato di Videoworks, Maurizio Minossi, dal momento che si tratta della «principale fiera annuale del settore, dove da anni esponiamo».
«Come Videoworks, attiva a livello internazionale nelle soluzioni domotiche yachtistiche, registriamo un quasi totale annullamento dei viaggi degli stakeholders e un massiccio uso, dove possibile, degli strumenti di videocomunicazione- osserva il ceo Minossi -, con un risultante inevitabile rallentamento dei progetti. Da capire poi come evolveranno nei prossimi giorni le performance delle catene logistiche e manifatturiere dei principali produttori di elettronica».
Se la situazione dovesse permanere, quale crede potrebbe essere lo scenario? «Procederemo con l’esecuzione delle attività previste, rispettando le ordinanze, e poi alla riorganizzazione delle attività di sviluppo commerciale posticipandole a maggio-giugno di quest’anno».
«C’è un problema generale ed è quello di continuità produttiva – dichiara Manuela Bora, assessora della Regione Marche all’Industria – . Gli effetti socio-economici della diffusione del Coronavirus riguardano, prima di tutto, la minore capacità delle imprese di poter continuare a produrre e a conservare la propria posizione sui mercati nazionali ed internazionali».
L’assessora spiega che la Regione Marche si sta «attivando per dare il massimo sostegno, per questo, siamo in attesa di quanto deciderà il governo e, in tal senso, la Regione intende essere complementare alle misure dell’esecutivo».
Sul tavolo nazionale, «c’è un Piano straordinario di 3 miliardi e 600 milioni di euro, di questi circa 350 milioni dovrebbero essere destinati al Made in Italy». Quanto al ruolo dell’Europa, «i tempi per definire gli interventi per questa emergenza saranno molto più lunghi: proprio in questi giorni, infatti, stanno arrivando le prime richieste da parte delle Regioni. Ma è solo l’inizio».
Tutelare il lavoro per dare prospettive alla regione è prioritario secondo Daniela Barbaresi, segretaria generale Cgil Marche. «Nel Decreto legge del 2 marzo – spiega -, il governo ha dato solo alcune prime risposte, a partire dall’utilizzo degli ammortizzatori sociali a sostegno di lavoratori e imprese che rientrano nelle “zone rosse” ed in parte ha individuato misure urgenti per le cosiddette “zone gialle”, escludendo inspiegabilmente la provincia di Pesaro Urbino: è però necessario che, nel prossimo decreto che il governo sta predisponendo, siano previste misure a garanzia del salario e dell’occupazione dei lavoratori e delle lavoratrici di tutti i settori perché le conseguenze dirette ed indirette della diffusione del virus ormai stanno producendo effetti negativi diffusi e preoccupanti sull’economia marchigiana».
Secondo la Barbaresi serve un intervento immediato «almeno per tre mesi e per tutti i settori che impedisca la perdita di ulteriori posti di lavoro in una regione già martoriata dalla crisi da alcuni anni».
Il quadro è poco confortante anche sul fronte dei collegamenti aerei. Diversi Paesi stranieri stanno vietando l’ingresso agli italiani e a chi è stato in Italia nelle ultime due settimane. Fra questi Israele, Capo Verde, Giamaica, Giordania, Arabia Saudita, Bahrein, El Salvador, Figi, Solomone, Nauru, Isole Marshall, Iraq, Kuwait, Libano, Madagascar, Mauritius, Angola, Seychelles e Turkmenistan, Tuvalu, Isole Cook.
La Giordania e il Libano invece escludono dal provvedimento solo i loro cittadini. Per Mauritius il divieto riguarda solo chi arriva dalle regioni dove c’è il maggior numero di contagi come Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna, ma il quadro è in costante evoluzione e le autorità locali si riservano la facoltà di estendere il divieto di ingresso sul territorio anche ai passeggeri provenienti dalle altre regioni, con scarso o nessun preavviso.
In Arabia Saudita hanno addirittura vietato l’ingresso ai fedeli musulmani per il pellegrinaggio alla Mecca.
Gli Stati Uniti invece hanno innalzato al livello 3 l’allerta per i viaggi nelle zone italiane più colpite, invitando a riconsiderare i viaggi non strettamente necessari. La Turchia ha già sospeso tutti i collegamenti aerei con l’Italia. Il Montenegro quelli da e per Milano e Bologna, mentre la Repubblica Dominicana ha stoppato i voli da Milano per 30 giorni, Antigua e Barbuda i charter che collegano settimanalmente le isole caraibiche con l’aeroporto di Milano Malpensa.
La Repubblica ceca ha sospeso i voli da Milano, Bologna e Venezia, mentre la tedesca Lufthansa ridurrà i voli verso Milano, Venezia, Roma, Torino, Verona, Bologna, Ancona e Pisa.