ANCONA – «Investire in formazione medica e ridurre il ritardo diagnostico dell’endometriosi che ad oggi si aggira ancora tra i 6 e gli 8 anni». È l’impegno dell’Associazione Progetto Endometriosi, Ape, costituita da pazienti e volontarie che hanno messo a disposizione la propria esperienza di malattia per sostenere le donne affette da questa patologia che colpisce 1 donna su 10.
Le donne con diagnosi conclamata sono almeno 3 milioni in Italia, il picco si verifica tra i 25 e i 35 anni, ma la patologia può comparire anche in fasce d’età più basse. Tuttavia la diagnosi è spesso tardiva e arriva dopo un percorso lungo e dispendioso con ripercussioni psicologiche per la donna.
L’endometriosi può causare dolore mestruale cronico e persistente, dolore durante i rapporti sessuali e alla defecazione, a volte accompagnato dalla comparsa di sangue nelle urine o nelle feci, infertilità (30-40% dei casi). Una malattia che impatta sulla vita delle donne, riducendone la qualità, mentre una diagnosi e un trattamento tempestivo possono dare miglioramenti e prevenire l’infertilità.
Da qui l’impegno dell’associazione nazionale attiva dal 2005 in azioni di formazione e sensibilizzazione. Il 15 aprile l’associazione ha fatto tappa a Jesi per una conferenza pubblica, alla presenza dell’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini, di medici ed esperti.
L’Ape, che nelle Marche conta una ventina di volontarie, come anche in altre regioni è impegnata per stimolare l’approvazione di una legge regionale che preveda «investimenti nella formazione specifica di medici, ginecologi, radiologi e psicologi, per arrivare ad una diagnosi più tempestiva» spiega la presidente nazionale Annalisa Frassineti.
L’associazione anche nelle Marche è attiva nel campo dell’informazione rivolta alla cittadinanza, adulti e adolescenti e si reca nelle scuole, dove incontra «gli studenti e le studentesse delle classi terze, quarte e quinte superiori». Nelle Marche sono già due le proposte di legge sul tema, una del Pd, Anna Casini, e l’altra della Lega, Giorgio Cancellieri.
«Il 29 marzo siamo stati ascoltati in Regione – spiega – perché alcuni consiglieri avevano preso a cuore la nostra causa. È necessario creare una rete tra servizi, e dei Pdta, percorsi diagnostico terapeutici, in modo che tutti parlino la stessa ‘lingua’. L’endometriosi è una malattia molto impattante, che può colpire vari organi, non solo l’utero e le ovaie, ma anche ad esempio l’intestino, la vescica e l’uretere, e in casi rari anche i polmoni. Servono centri specializzati per la presa in carico delle paziente. In Italia – conclude – ci sono Regioni che hanno fatto una legge e non l’hanno attuata, ed altre come Toscana, Veneto, Abruzzo e Molise che non l’hanno ancora fatta. Le Marche stanno facendo il possibile per trovare fondi per dare seguito a una legge regionale».