ANCONA – «C’è ancora tanto lavoro da fare e tanta sensibilizzazione da fare». L’assessore regionale alle pari opportunità Giorgia Latini, commenta in questo modo il femminicidio avvenuto quattro giorni fa a Novilara, nel Pesarese, quando un uomo ha sgozzato la donna da cui era separato di fatto e dalla quale aveva avuto due figlie, per poi gettarsi dalle mura del paese. Un episodio terribile, il cui tema è stato affrontato dall’assessore Latini nella giornata in cui in Consiglio regionale è stato presentato il report dei centri antiviolenza della Regione.
«Non abbiamo dei dati positivi» ha detto la Latini, rimarcando che il femminicidio «ha colpito tutti quanti i marchigiani». Secondo l’assessore «dobbiamo investire sui consultori per potenziarli, sulle nuove generazioni per educarle al rispetto e anche sulla riabilitazione di colui che pone in atto la violenza: bisogna fare un percorso riabilitativo in modo che non commetta più questi atti atroci e capisca la gravità del gesto, altrimenti una volta usciti dalla prigione continuano a perpetrare queste violenze».
Ad illustrare i dati del Rapporto sulla violenza contro le donne sono state la presidente della commissione Sanità, Elena Leonardi (Fdi) e la consigliera Simona Lupini, vice presidente della Commissione (M5s).
Dal report della Regione emerge che sono 471 le donne che nel 2019 hanno chiesto aiuto ai Centri antiviolenza delle Marche, l’11,8% in meno, in media 6 donne ogni 10mila abitanti: nella provincia di Pesaro il 30,1% dei casi regionali. Vittime dei soprusi, secondo quanto risulta dal Rapporto, nel 36,9% dei casi donne coniugate di origine italiana (73%), con figli (70%), diploma di scuola media superiore (49,5%), occupate in maniera stabile (39,6%). Nelle Case Rifugio hanno trovato ospitalità 108 donne e 11 minori.
«La violenza è contro la civiltà, contro natura – ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale Dino Latini in apertura della seduta dedicata al Rapporto annuale sulla violenza contro le donne – . Appuntamenti come questo sono momenti importanti per dimostrare vicinanza alle vittime di soprusi affinché trovino il coraggio di denunciare le brutalità subite».
Il presidente regionale Francesco Acquaroli ha detto che le istituzioni possono «giocare un ruolo determinate nella fase della prevenzione soprattutto per il tramite delle scuole».