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Festa della Repubblica nel segno del covid. I sindaci marchigiani: «Avanti uniti senza lasciare nessuno indietro» – VIDEO

Nessuna parata per la ricorrenza, ma solo l'abbraccio delle Frecce Tricolori a causa dell'epidemia che ha scosso il Paese. Come ha influito sull'unità nazionale? Lo abbiamo chiesto ai primi cittadini dei 5 capoluoghi marchigiani

Le Frecce tricolori
Le Frecce tricolori

ANCONA – Non ci saranno né cortei né parate militari per celebrare il 74° anniversario della Festa della Repubblica. Il divieto di assembramenti ha comportato la cancellazione di tutte le celebrazioni che hanno sempre caratterizzato questa storica ricorrenza: l’unica manifestazione che ha contrassegnato l’importante data, è stato l’abbraccio alla Nazione delle Frecce Tricolori che dal 25 maggio hanno sorvolato i cieli d’Italia, da Nord a Sud, concludendo il loro percorso proprio oggi a Roma.

Quest’anno la ricorrenza trova un Paese scosso dall’epidemia di coronavirus. Un virus che lasciato dietro di sé una scia di morte e di difficoltà economiche. Il lockdown imposto per limitare la diffusione del virus ha bloccato gli italiani in casa per oltre due mesi costringendo le attività produttive a una serrata che ha impattato in maniera travolgente su alcune famiglie, che si sono ritrovate dall’oggi al domani senza lavoro.

L’epidemia ha riportato in auge valori fondamentali come libertà e sacrificio, ma anche uguaglianza ed equità sociale, in una fase storica in cui la loro tenuta può essere messa in pericolo dalle conseguenze economiche lasciate dalla pandemia. Come ha influito l’emergenza sanitaria sull’unità nazionale? Ci troviamo un Paese più unito o ancora diviso? Lo abbiamo chiesto ai sindaci dei 5 capoluoghi marchigiani.

Valeria Mancinelli: «Il futuro si può costruire solo insieme, solo con un patto rinnovato tra tutti noi, per costruire un Paese più forte dentro un casa più grande che oggi è l’Europa» 

Valeria Mancinelli
Valeria Mancinelli, sindaco di Ancona

«Il 2 giugno è la Festa della Repubblica, è la data di nascita dell’Italia repubblicana e democratica che i nostri padri e i nostri nonni seppero costruire uscendo dalle macerie di venti anni di dittatura e di una devastante seconda guerra mondiale che aveva prodotto decine di milioni di morti in Europa – ricorda la sindaca di Ancona Valeria Mancinelli. Oggi di fronte a un’altra grande difficoltà mondiale, la pandemia e le conseguenze economiche devastanti che questa può comportare, siamo nuovamente di fronte ad un bivio. Dalle grandi tragedie una comunità può uscire frantumata, dispersa, persa oppure con una rinnovata consapevolezza che il futuro si può costruire solo insieme, solo con un patto rinnovato tra tutti noi, per costruire un paese più forte dentro un casa più grande che oggi è l’Europa. Credo che questo possa accadere: non è scritto nelle stelle, dipende e sta nelle mani di ognuno di noi».

Matteo Ricci: «Ci auguriamo che da questa crisi esca una Repubblica ancora più solidale e ancora più unita, e non ancora più impaurita e divisa»

Matteo Ricci, sindaco di Pesaro

Secondo il sindaco di Pesaro Matteo Ricci quest’anno ci ritroviamo «una Repubblica ferita da un’emergenza sanitaria che però ha dimostrato anche quanto la sanità pubblica, la salute di tutti, sia un elemento fondamentale della nostra democrazia e al tempo stesso ha dimostrato come questo virus ha reso gli uomini fragili e tutti uguali». La pandemia, prosegue «ha messo in campo una grande crisi economica e sociale, e per evitare la crisi sociale e la rabbia sociale abbiamo bisogno di velocità: velocità perché le risorse stanziate devono andare velocemente nelle tasche dei cittadini, velocità perché altrimenti la rabbia sociale emergerà e rischierà di aprire una nuova fase di grandissima difficoltà, non solo economica ma anche di tenuta sociale. Ci auguriamo che il virus scompaia, che venga sconfitto il prima possibile e ci auguriamo che da questa crisi esca una Repubblica ancora più solidale e ancora più unita, e non ancora più impaurita e divisa».

Romano Carancini: «In un contesto di grandi disuguaglianze i mesi prossimi potrebbero essere devastanti, ma starà a noi ritrovare un senso di unità ripensando a quel 2 giugno 1946»

Romano Carancini, sindaco di Macerata

«Il due giugno del 2020 è diverso ma a ben osservare assomiglia tantissimo a quel 2 giugno 1946 – evidenzia il sindaco di Macerata Romano Carancini – : lì venivamo da una guerra tra popoli, qui usciamo da una pandemia da una guerra sanitaria, li c’era un sentimento di coesione nazionale verso un nuovo inizio, qui ci troviamo di fronte alla voglia di uscire da una crisi sociale ed economica drammatica». Per il primo cittadino «per festeggiare il 2 giugno 2020 dobbiamo riportarci con lo spirito a quel 2 giugno 1946. Non è stata l’emergenza sanitaria a portare coesione in questo paese in questi pochi mesi, in realtà a cambiare il senso e lo spirito di unità sono stati i medici, gli infermieri, il sistema del volontariato, insomma gli uomini e le donne che si sono messi al servizio degli altri, loro hanno fatto in questo momento la coesione, attorno a loro ci siamo stretti ed uniti». Secondo Carancini «c’è una ulteriore analogia con il 1946: qui a portare sulle proprie spalle il segno più forte di questa drammatica emergenza sanitaria sono state le donne, anche nel 1946 le donne furono decisive per la prima volta al voto nella scelta della Repubblica piuttosto che della Monarchia». Per Carancini «è difficile in questo momento dire se continueremo ad essere divisi o se sarà un paese più unito. Certo in un contesto di grandi disuguaglianze i mesi prossimi potrebbero essere devastanti, ma starà a noi ritrovare un senso di unità ripensando a quel 2 giugno 1946».

Marco Fioravanti: «Tutti insieme dobbiamo lavorare con spirito di solidarietà per cercare di ricostruire l’Italia senza lasciare nessuno indietro, ripartendo dai più deboli e dai più fragili»

Marco Fioravanti, sindaco di Ascoli Piceno

Secondo il primo cittadino di Ascoli Piceno Marco Fioravanti «questa pandemia ha messo a dura prova tutti noi, però ha tirato fuori anche il meglio di noi: ha tirato fuori l’orgoglio e la fierezza di essere italiani, quell’orgoglio e quella fierezza dimostrata sul campo da tutti gli operatori sanitari, dalle forze dell’ordine e da tutti i cittadini italiani». Questa festa della Repubblica «ci fa riflettere anche sul fatto che la libertà non è scontata – prosegue –  e quindi tutti noi quotidianamente dobbiamo lavorare per difenderla e proteggerla, e nello stesso tempo questa emergenza ci ha fatto riflettere sul principio di uguaglianza perché se è pur vero che questo virus ci ha fatto rendere conto che siamo tutti uguali, dall’altro lato ci ha fatto riscoprire delle disuguaglianze: quelle dei bambini che non avendo la connessione non potevano seguire le lezioni online o delle persone che non riuscivano a mangiare perché erano all’interno di questa emergenza non solo sanitaria, ma anche sociale e economica. Allora tutti insieme dobbiamo lavorare con spirito di solidarietà per cercare di ricostruire l’Italia senza lasciare nessuno indietro, ripartendo dai più deboli e dai più fragili».

Paolo Calcinaro: «La città è stata più unita in questa strana epoca della nostra vita, si è dimostrata oltre che responsabile anche più coesa»

Paolo Calcinaro, sindaco di Fermo

«La città è stata più unita in questa strana epoca della nostra vita – spiega il sindaco di Fermo Paolo Calcinaro -, si è dimostrata oltre che responsabile anche più coesa, e anche i rapporti umani sono sembrati veramente diversi, nuovi, più veri. La ordinata e pacifica invasione della piazza della domenica successiva alla fine del lockdown è stata incredibile,  non so se ad altri livelli, parlo di politica nazionale, questa coesione ci sia stata, io temo di no».

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