ANCONA – «Abbiamo una squadra di campioni in grado di vincere non solo in Europa». Il presidente di Confartigianato Imprese di Ancona – Pesaro e Urbino Graziano Sabbatini parla così delle aziende marchigiane che nonostante il lockdown hanno “tenuto botta” mostrando una capacità di resilienza molto forte.
E i dati illustrati da Confartigianato in occasione della presentazione dell’evento “Piccole imprese e coronavirus: il contributo da valorizzare. La capacità innovativa e di reazione” che si terrà il 24 luglio alle 21 alla Mole di Ancona, confermano questa tendenza: il numero di iscrizioni e cessazioni delle imprese al 30 giugno nelle Marche ha registrato un incremento dello 0,21%. «Un dato positivo» evidenzia Sabbatini, anche se nei primi 6 mesi dell’anno si è avuta una perdita di Pil del 5,3% che, tradotto, significa che si è prodotto di meno ma anche che «le imprese sono ripartite in maniera abbastanza forte».
E le imprese artigiane, di cui le Marche sono ricche, sono un valore aggiunto per il territorio e «un punto di forza per la comunità, dove lavorano professionalità molto elevate». Imprese che proprio con il lockdown si sono distinte per versatilità e, nonostante le piccole dimensioni, hanno saputo puntare su innovazione e cavalcare l’onda della digitalizzazione, come rimarca Sabbatini, sia per la ricerca, che per la produzione di prodotti.
«Il ruolo delle piccole imprese è stato determinante per assicurare la continuità e la sopravvivenza del sistema socioeconomico del nostro Paese e della nostra regione – ha dichiarato il segretario di Confartigianato Imprese di Ancona – Pesaro e Urbino Marco Pierpaoli -. Nei comparti in prima linea nella battaglia contro il coronavirus nelle Marche operano 14.984 imprese di queste oltre 11.000 pari al 73,6% sono artigiane. Si pensi all’autotrasporto, che ha garantito la logistica delle merci, l’autoriparazione ha provveduto agli interventi di emergenza sui mezzi, la sanificazione degli ambienti di lavoro è stata affidata alle imprese di pulizie e disinfestazione, ci sono poi le aziende dell’alimentare che hanno garantito la panificazione e la produzione di beni essenziali».
Pierpaoli ha sottolineato che quella post Covid «è una crisi senza precedenti» e che in brevissimo tempo, in Italia e su scala globale, ha portato a choc simultanei che «hanno sconvolto il sistema economico: la chiusura di molte attività, il forte rallentamento della produzione nella manifattura, nelle costruzioni e in molti comparti dei servizi. Una profonda flessione delle vendite delle imprese, sia sul mercato interno che all’estero».
Con l’occasione è stato presentato il volume Storie di uomini e di imprese dove sono racchiuse le interviste a 42 realtà imprenditoriali della regione le cui storie parlano di innovazione e di possibili scenari futuri. «Abbiamo una classe imprenditoriale che si distingue per forza e capacità di proporsi sul mercato e che ha saputo adattarsi alle nuove richieste arrivate dal mercato» spiega Sabattini che però non nasconde la sua preoccupazione per settembre. Nelle Marche tra i settori più in sofferenza ci sono moda, abbigliamento e calzaturiero che erano già in sofferenza prima dell’epidemia di Covid e del conseguente lockdown.
Situazione drammatica anche per la ristorazione e per tutti i settori legati al turismo, dove le prenotazioni per settembre sono saltate per il timore di una nuova epidemia. I settori legati all’elettronica stanno invece piano piano riprendendo, ma occorrerà «mettere in campo strumenti per contenere i costi». «Vogliamo dare visibilità alla piccola impresa, la cui unica debolezza è quella finanziario-economica – spiega Graziano Sabbatini -, è necessario l’aiuto dello Stato: ci sono voglia, forza e coraggio di fare, ma servono norme e strumenti per farlo».
Il rettore dell’Università Politecnica delle Marche Gian Luca Gregori, in video collegamento, ha rimarcato come le aziende abbiamo reagito anche con strategie di digitalizzazione non solo legate alla vendita ma anche dell’organizzazione e della complessiva gestione aziendale. Inoltre
ha evidenziato che occorre promuovere interventi mirati, volti a facilitare lo sviluppo delle aziende, non adattando strumenti e modelli gestionali dalle imprese di maggiori dimensioni, ma sviluppando approcci, strumenti specificatamente creati.
Il professor Gabriele Micozzi, docente di marketing all’Università Politecnica delle Marche, ha sottolineato come nel Dna di questi imprenditori ci sia grande coraggio, piccole imprese con grandi idee, con la capacità di essere flessibili, veloci, reattive, proattive. Ha poi evidenziato che le storie di impresa parlano di diversi tipi di innovazione: di prodotti e materiali, di promozione e marketing, di innovazione nelle competenze realizzate anche grazie alla scuola per imprenditori di Confartigianato che è giunta al suo 15° anno.