OSIMO – La musica classica suonata dai giovani. Nelle Marche si può, grazie ad un’orchestra di violini violoncelli e contrabbassi, formata da 26 ragazzi e ragazze provenienti da tutta la regione, con un’età compresa tra i 9 ai 25 anni. Si chiama Marche Music College e a dirigerla è il maestro Alessandro Marra, osimano doc, due lauree con lode in violino e in didattica al conservatorio Rossini di Pesaro e una lunghissima trafila di concerti e corsi di perfezionamento in Italia e all’estero.
Questa sera alle ore 21 saranno di scena a Osimo, con un concerto dal sapore barocco allestito all’interno della chiesa di San Francesco, splendida rappresentazione dell’arte barocca presente in città. Ma San Francesco è anche la chiesa di San Giuseppe da Copertino, protettore degli studenti, luogo ideale per inaugurare il nuovo anno scolastico con un concerto dove i giovani riscoprono i grandi classici. «All’inizio ci avevano proposto di fare il concerto all’aperto – confida il direttore dell’orchestra Alessandro Marra – ma ho voluto a tutti i costi che suonassimo in questa chiesa sia per la sua acustica, perfetta per il nostro repertorio, sia per il valore spirituale che essa rappresenta. Ringrazio per questo i Frati Minori Conventuali che si sono resi subito disponibile ad ospitarci».
Per la prima volta il Marche Music College si esibisce ad Osimo…
«Sì, e da osimano ci tengo particolarmente. È sempre emozionante tornare nella mia città dopo aver lavorato per molti anni fuori. Ho voluto anche che ci fosse una collaborazione con la civica scuola di musica di Osimo che è una di quelle realtà che permette di avvicinare ragazzi alla musica sopperendo alle carenze dell’istruzione pubblica. Con il Marche Music College abbiamo fatto diversi concerti, di recente alla rotonda a mare di Senigallia con una giornata interamente dedicata a Bach e dintorni. Ma è la prima volta qui ad Osimo e la chiesa di San Francesco è il contesto ideale. I brani che eseguiremo sono stati scritti appositamente per essere suonati nelle chiese. Bach quando li ha composti pensava di suonare in luoghi come questo».
Puoi darci qualche anticipazione sul programma del concerto?
«La scaletta va dal barocco fino al primo classicismo. Abbiamo scelto brani brevi e di facile ascolto, per consentire ad un pubblico giovane di avvicinarsi alla musica classica colta senza traumi. Ultimamente i programmi monografici su un unico autore vanno per la maggiore, ma così l’ascolto rischia di risultare un po’ noioso per chi si approccia per la prima volta. Abbiamo deciso di variare. Ci sarà Bach ovviamente, ma suoneremo anche il famoso Canone di Pachelbel che è stato oggetto di numerosi adattamenti in chiave pop. Abbiamo inserito anche due italiani, Sammartini e Corelli, considerato il padre del violino in Italia insieme a Vivaldi, anche se meno conosciuto».
Come nasce l’esperienza del Marche Music College?
«Grazie a un bando della Regione finanziato con fondi europei. L’intenzione era di formare un gruppo di giovani promettenti provenienti dalle diverse realtà musicali del territorio, con l’idea di trattare non solo repertori classici ma anche musica per film, documentari e colonne sonore originali. Concluso questo lavoro il gruppo si è ingrandito e ha deciso di proseguire per creare un’orchestra giovanile. Ci sono ragazzi che vanno da Pesaro a Sant’Elpidio, la più piccola è Serena, di appena 9 anni, una mia allieva che ha iniziato a studiare all’età di 6 anni. Per loro il Marche Music College è anche un’occasione di incontro e di confronto, crea ulteriori stimoli e motivazioni per andare avanti nello studio di uno strumento così impegnativo».
C’è ancora interesse per la musica classica nelle nuove generazioni?
«La diffusione della musica colta e classica ormai è molto ridotta ed è un peccato per la storia del nostro Paese che in passato è stato una fucina di talenti. Basti pensare che il violino reso famoso a Cremona da Stradivari ha raggiunto poi l’apice della fama con Vivaldi a Venezia. Purtroppo i giovani che studiano musica sono sempre di meno e l’istruzione pubblica ha progressivamente ridotto lo spazio dedicato allo studio di uno strumento, confinandolo di fatto nei licei musicali. Anche l’età media del pubblico dei concerti è sempre più alta. Ma abbiamo ancora dei giovani appassionati a questo genere, e quelli che ci sono dobbiamo assolutamente valorizzarli».