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Moria di negozi, e-commerce e inflazione mettono all’angolo il commercio marchigiano

Tra Ancona e Jesi il maggior numero di chiusure della provincia. Abbiamo analizzato il fenomeno con Cna e Confesercenti

Il cambiamento delle abitudini di acquisto, i rincari e l’impatto della tecnologia, stanno cambiando radicalmente il mondo del commercio, costretto a trovare nuove strategie ed equilibri. Una forte accelerazione a questa evoluzione è arrivata dalla pandemia di Covid-19 che, modificando le abitudini di acquisto dei consumatori, ha fatto decollare l’e-commerce.

Superati i ‘limiti’ geografici e potendo acquistare 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, molti consumatori hanno iniziato ad apprezzare gli acquisti online e ‘l’emorragia’ dei negozi fisici, iniziata già con l’avvento dei centri commerciali, si è andata amplificando.

Massimiliano Santini, direttore Cna Ancona

«Il mondo del commercio – spiega Massimiliano Santini, direttore della Cna Ancona – è sempre stato contrassegnato da un certo tournover, ma negli ultimi anni il processo di contrazione si è accentuato diventando irreversibile. Oggi il digitale ha in parte sostituito il negozio di vicinato e sta cambiando il paradigma del commercio».

Santini ricorda il «ruolo sociale svolto dai negozi nel mantenimento demografico dell’entroterra e dei centri storici, un valore importante anche perché alcune attività hanno una storia lunga più generazioni». Ma il processo è ormai irreversibile e il commercio sta affrontando una delle sfide più epocali della sua storia.

Secondo Santini «non bisogna demonizzare il digitale, ma trovare il giusto equilibrio. Molte attività spontaneamente si stanno adattando alle nuove dinamiche di mercato, alcune aprendo un negozio online anche con e-commerce, altre con una ‘vetrina’ nel digitale per esempio su Facebook, Instagram».

La strada per sopravvivere a questa rivoluzione epocale passa per una formula che unisce il negozio fisico a quello virtuale. La strategia, insomma, è quella di governare il cambiamento per non lasciarsi sopraffare. «Bisogna creare una cultura dell’ibridazione tra fisico e digitale» conclude Santini.

Nel 2023 a fronte di 140 nuove aperture in provincia di Ancona (dato Cna) 551 attività hanno abbassato le serrande. Nel 2021 le aperture furono 165 e le chiusure 331. Ancona è la città della provincia dove nel 2023 si è registrato il maggior numero di chiusure, 187 contro le 105 del 2021, a fronte di 31 aperture nel 2023, mentre nel 2021 furono 51 i negozi che aprirono i battenti. Numerose le chiusure anche a Jesi, dove nel 2023 hanno abbassato la serranda 83 negozi (nel 2021 erano 52), mentre le nuove aperture sono state solo 20 (26 nel 2021).

Sandro Assenti, presidente Confesercenti Marche

A confermare la fase storica di difficoltà vissuta dal mondo del commercio è anche Sandro Assenti, presidente Confesercenti Marche. «I settori più in difficoltà – dice Assenti – sono quello della moda, abbigliamento e calzatura, e quello del mobile. Solo nella monda si contano un 15% circa di chiusure nelle Marche».

Le cause? Da un lato «l’e-commerce, che con la comodità dell’acquisto online ha fatto diminuire l’affluenza nei negozi», dall’altro lato l’aspetto economico, tra «inflazione, il costo delle materie prime, la stretta creditizia delle banche. le tasse, il calo dei consumi». Una serie di criticità che hanno spinto molte attività alla chiusura.

«Fino a qualche anno fa – spiega Assenti – c’erano date importanti per il commercio, come il Natale, i saldi, adesso questi appuntamenti hanno perso la loro attrattività e non hanno più la valenza impattante che avevano prima. Si parla molto della crisi industriale, ma il mondo del commercio sta subendo una moria e, per molti commercianti, titolari di negozi aperti da generazioni, chiudere non è solo un problema economico e non significa solo abbassare una saracinesca, è un evento che intristisce perché scrive la parola fine ad una tradizione».