I lavoratori immigrati, una risorsa per le imprese marchigiane. Non sono quasi mai laureati e si prestano a lavori umili, per i quali il personale italiano è di scarsa reperibilità. Sono stati 2.142 gli immigrati assunti nel corso del 2016 (su un totale di 18.960 lavoratori), l’11,3% del totale. Secondo i dati forniti da Cna Marche in base allo studio di Excelsior Unioncamere, le figure professionali più ricercate sono state quelle di addetti ai servizi di pulizia, facchini, impiegati, muratori, manovali, operai, cuochi, camerieri, baristi, lavapiatti, falegnami, camionisti, operai generici. Ad aver dichiarato di far ricorso a personale immigrato sono state 1.280 aziende, pari al 15,2 per cento delle 8.420 aziende che hanno richiesto nuovi dipendenti. Soprattutto per far fronte a difficoltà di reperimento del personale.
Entrando più nel dettaglio, 243 immigrati sono stati richiesti dalle imprese per servizi di pulizia di uffici e magazzini e 149 per fare i commessi. Nei servizi di ristorazione le imprese hanno cercato 236 camerieri immigrati, 141 cuochi, 75 baristi e 30 lavapiatti. In edilizia, su 350 muratori quasi la metà (165) sono di etnia straniera oltre a 100 manovali. E ancora tra i lavoratori immigrati richiesti dalle imprese marchigiane lo scorso anno, ci sono 50 camionisti e 23 addetti nelle aziende del mobile e 50 operai nel tessile abbigliamento. Curioso il dato dei trafilatori di metalli. Le imprese hanno richiesto 70 profili professionali di questo tipo e in 69 casi si sono rivolti agli immigrati.
«Oltre la metà degli immigrati che arrivano nelle Marche – affermano il presidente Cna Marche Gino Sabatini e il segretario Otello Gregorini – ha un titolo di studio equiparabile al massimo alla nostra scuola media e quasi l’80% non ha nessuna qualifica professionale. Non hanno titoli o curricula spendibili sul mercato del lavoro ma sono pronti ad apprendere un mestiere. Un’opportunità che trovano soprattutto nell’artigianato e nelle piccole imprese fino a nove dipendenti, dove trova lavoro più della metà degli immigrati assunti dalle aziende marchigiane».
Secondo i dati del Rapporto 2016 immigrazione e imprenditoria dei Centri Studi Idos e Cna, gli stranieri residenti nelle Marche sono il 10,9% della popolazione. In prevalenza gli stranieri presenti nelle Marche sono donne (55%) e oltre il 56% lavora nelle imprese della regione. Ma quali sono i canali per accedere a nuove posizioni lavorative? Soprattutto attraverso l’aiuto di amici e parenti (oltre il 60%) e meno dell’1% attraverso i Centri per l’impiego. Il 15% si è rivolto direttamente al datore di lavoro.
Grazie allo stipendio riescono anche ad aiutare i familiari rimasti in patria tanto che in base al Rapporto Caritas Immigrazione dalla nostra regione in dodici mesi sono stati inviati nei paesi di origine dai lavoratori stranieri quasi 111 milioni di euro. Ma c’è anche un’altra realtà, quella degli immigrati che non trovano lavoro: nella nostra regione, secondo i dati del Ministero del Lavoro elaborati dalla Cna, le famiglie di soli stranieri senza alcun percettore di reddito o di pensione sono oltre l’11% contro il 4% delle famiglie di marchigiani. «Spesso per queste famiglie, molte con minori, la situazione è drammatica – commentano Sabatini e Gregorini- perché nelle Marche non hanno neanche una rete parentale a supportarle nelle difficoltà e possono fare affidamento solo sui servizi sociali. Anche da qui nascono le situazioni di degrado sociale ed economico del territorio, con l’aumento degli episodi di microcriminalità, figli della disperazione e dell’esclusione sociale».