ANCONA – «Anche con la gestione dell’emergenza pandemica, la Giunta ha elaborato una proposta forte che si traduce in interventi per il rilancio della regione». Lo ha detto il governatore della Regione Marche Francesco Acquaroli durante la conferenza stampa a Palazzo Raffaello in occasione dei primi 100 giorni dall’insediamento della Giunta.
Affiancato dal vicepresidente e assessore Mirco Carloni, dagli assessori Giorgia Latini, Filippo Saltamartini, Guido Castelli, Francesco Baldelli e Stefano Aguzzi, il presidente della Regione Marche ha rimarcato come questo primo scorcio di 100 giorni di attività della Giunta sia stato segnato inevitabilmente dalla pandemia.
«A pochi giorni dal nostro insediamento è arrivato il primo Dpcm con la classificazione a colori delle regioni», un provvedimento, che come ha ricordato Acquaroli, ha impattato inevitabilmente anche sulla modalità di ascolto della Regione che ha dovuto tenere la maggior parte degli incontri da remoto.
«Anche se l’emergenza sanitaria ha avuto la meglio su tutto», il governatore ha sottolineato che la squadra «che sta lavorando veramente in sinergia, e questo non è mai scontato in politica», è riuscita a «coalizzare forze ed energie per il cambiamento».
«Cento giorni trascorsi molto velocemente, tra emergenza e progettazione» ha aggiunto, snocciolando alcuni dei fiori all’occhiello della Giunta: il passaggio dai 1.500 tamponi molecolari che venivano eseguiti quotidianamente nel periodo di insediamento del nuovo esecutivo, agli «oltre 5.000, a volte anche 6-7mila di adesso, numeri che oggettivamente ci inorgogliscono», poi lo screening di massa con «l’importante azione messa in campo nella gestione della crisi».
La campagna di testing gratuita avviata dalla Regione con i tamponi antigenici rapidi per scovare gli asintomatici nella popolazione, ha incassato una adesione di oltre «220mila persone, rilevando più di 1.000 positivi» che avrebbero agito «da moltiplicatore» del contagio e questo, come ha sottolineato il governatore ha permesso di tracciare e isolare «3-4mila persone che potevano essere causa» di infezione nelle altre persone.
Ciliegina sulla torta, anche l’indice Rt sotto ad 1 dal 15 novembre, grazie anche alla implementazione dei posti letto di terapia intensiva, oltre che ad una intensa attività di screening. «C’è grande entusiasmo – ha detto, rimarcando l’attività della Giunta compiuta fino ad oggi – abbiamo gettato le basi per una importante progettualità».
A margine della conferenza, sollecitato dai giornalisti sulla lettera inviata ieri al ministro della Salute Speranza, Acquaroli ha detto che «al di là degli indici» ce ne è uno su tutti «la preoccupazione nostra per la tenuta socio economica: riteniamo che il continuo restringimento, sbatte con la condizione di migliaia di imprese e famiglie che iniziano ad avere una sofferenza importante».
Inoltre ha detto di aver proposto per primo al ministro l’ipotesi di introdurre ordinanze da parte delle Regioni, «un giallo rafforzato che consente una maggiore operatività e respiro alle attività economiche durante la settimana e nel fine settimana, quando il rischio di assembramento è più alto, si può arrivare a delle restrizioni anche da parte della Regione».
Per questo il presidente della Regione Marche ha aggiunto «vogliamo vedere da parte del governo una presa d’atto importante che faccia coincidere alle ordinanze di chiusura il contributo alle attività che non possono operare».
Sul fronte delle infrastrutture ha citato la sottoscrizione, avvenuta il 22 ottobre scorso, dell’accordo per il Corridoio Adriatico, siglato da Marche, Abruzzo, Puglia e Molise, per lo sviluppo della dorsale Adriatica sia sul fronte dei collegamenti stradali (puntando alla terza corsia in A14) sia su quello ferroviario per l’alta velocità.
«Un accordo che non ha precedenti» ha detto il governatore, sottolineando che «per la prima volta una filiera istituzionale si è unita per chiedere al governo attenzione e interventi, con il Recovery Fund alle porte».
Il presidente delle Marche ha posto l’accento sull’isolamento istituzionale che ha caratterizzato la regione negli ultimi decenni e che ha provocato una arretratezza infrastrutturale con gap importanti da colmare. Parlando delle risorse europee del Recovery, Acquaroli ha spiegato che per ora, riguardo alle Marche, fra le opere inserite nel piano ci sono Orte-Falconara e l’ultimo miglio di uscita dal Porto di Ancona, per questo ha auspicato che «venga ridiscusso».
Sempre sul tema infrastrutturale ha ricordato l’incontro dei giorni scorsi con l’amministratore delegato Anas, nominato commissario per la realizzazione della Fano-Grosseto, con il quale ha detto che è stato intavolato un dialogo anche sulla Mezzina e sulla Salaria, quali importanti vie di collegamento e sviluppo per l’entroterra.
Sollecitato su quali altre fossero le priorità ha annoverato fra queste, il tema dell’intermodalità tra porto, aeroporto e interporto, i collegamenti viari con le altre regioni (Fano-Grosseto, Mezzina, Salaria, Pedemontana, le Intervallive) «infrastrutture essenziali per agevolare l’operatività» di imprese, l’interconnessione della sanità, «lo sviluppo economico, turistico e commerciale». Piani sui quali la Giunta ha attivato e sta avviando dei tavoli di interlocuzione con il governo e gli enti coinvolti.
Poi l’accento si è posato sull’approvazione del bilancio «a due mesi dall’insediamento della Giunta», e sulle iniziative in corso di sviluppo per il rilancio economico e turistico, come ad esempio l’Agenzia per il Turismo e l’Internazionalizzazione, l’agenzia Sviluppo Europa che nascerà dalle ceneri della Svim per intercettare i fondi europei in vista della programmazione settennale, risorse cruciali per dare la “scossa” alle Marche gravate dalla crisi pandemica e da quella post sisma.
Parlando della crisi di governo, Acquaroli si è detto preoccupato «soprattutto per l’incapacità di cogliere la gravità sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista lavorativo» da parte dell’esecutivo nazionale. Inoltre ha auspicato che le misure adottate per la gestione della pandemia vengano disposte dal governo «dopo un confronto oggettivo» con le Regioni, per evitare che «due focolai costringano una Regione ad una colorazione piuttosto che una altra», un riferimento tra le righe alla situazione della Lombardia, classificata in zona rossa in maniera erronea. Insomma «la pandemia va governata meglio entrando più nelle dinamiche dei territori».