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Siccità, produzione di girasoli ridotta del 25%. Imprenditore di Coldiretti Marche: «Siamo con le spalle al muro»

Grano, mais e girasole risentono pesantemente della carenza idrica legata alla scarsità delle precipitazioni di un'estate torrida. Il punto con Giuliano Ricciotti di Moie

Giuliano Ricciotti

ANCONA – Fiori e fusto di dimensioni più piccole e produzione ridotta. Sono gli effetti della siccità sui girasoli, le splendide piante che abbelliscono il paesaggio delle campagne marchigiane, come un quadro, e che hanno la caratteristica di orientare i loro fiori in base al movimento compiuto dal Sole nel cielo.

Le Marche sono la prima regione italiana per la coltivazione del girasole, Heliantus, una pianta erbacea originaria dell’America Centrale e Settentrionale, coltivata ​​a scopo oleario (olio di semi), alimentare (semi di girasole), ma da cui si estrae anche il bio-diesel. «La situazione non è per niente bella – spiega Giuliano Ricciotti, coltivatore di girasoli, aderente a Coldiretti Marche – questa estate le precipitazioni sono state scarsissime e gli effetti della siccità si fanno sentire sulle coltivazioni».

Ricciotti, imprenditore agricolo di 45 anni, dai suoi 200 ettari circa di terreno a Moie di Maiolati Spontini (An), coltivati a barbabietola, grano, sorgo, girasole, mais e un vigneto, sa che raccoglierà meno frutti a causa della siccità. «La pianta di girasole a causa della scarsa acqua è rimasta più piccola – spiega – il gambo è più sottile e più basso rispetto alle passate stagioni e anche il fiore è più piccolo, nonostante i concimi».

A risentire della siccità non sono solo i girasoli, ma anche il mais, che nonostante l’irrigazione, presenta un fusto più basso rispetto all’anno scorso. «Si salva solo il vigneto – aggiunge – per il resto dovremo fare i conti con una riduzione della produzione».

L’imprenditore agricolo spiega che la produzione dei girasoli a causa della carenza idrica subirà una contrazione attorno al 25% circa così come il grano, mentre il mais del 20% circa. «La siccità ci ha messo con le spalle al muro – osserva – fortunatamente siamo una impresa familiare, altrimenti la situazione sarebbe stata anche peggiore».

A mettere in crisi i coltivatori sono anche i rincari, che insieme agli effetti della siccità «non consentono margini di guadagno. I prezzi dei concimi e dei diserbanti sono aumentati, così come il gasolio che è raddoppiato. Finora ci siamo salvati perché non c’è stata la grandine. Speriamo in qualche aiuto dallo Stato».

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