ANCONA – «È in atto un dibattito arretrato e antiscientifico, l’ennesimo attacco alla libertà delle donne». La dottoressa Marina Toschi, ginecologa dell’Aied di Ascoli Piceno, entra nel dibattito politico degli ultimi giorni che ha visto balzare le Marche agli onori delle cronache nazionali per il concetto di «sostituzione etnica» espresso nell’Aula del Consiglio regionale dal capogruppo di Fratelli d’Italia, Carlo Ciccioli, durante una discussione sull’aborto farmacologico.
Dichiarazioni che hanno suscitato reazioni da parte del mondo politico e dell’associazionismo femminile, che hanno bacchettato il consigliere per le sue affermazioni e la Giunta per la decisione di non recepire le linee di indirizzo del ministero della Salute sull’impiego della Ru486, la cosiddetta pillola abortiva, anche nei consultori.
«Mentre il resto del mondo va avanti, nelle Marche, così come in Umbria, si terrorizzano le donne, paventando infezioni ed emorragie, quando invece questo metodo solo nel 2% dei casi richiede un intervento – spiega la ginecologa -. Il gioco, con il concetto di sostituzione etnica, è quello di promuovere la natalità obbligando le donne italiane a fare figli, ma nel 2021 non questo non è concepibile, non si possono obbligare alla gravidanza».
Secondo la dottoressa Toschi, per molte donne spesso non ci sono le condizioni per la maternità: «Le donne fanno lavori spesso sottopagati, alcune lavorano in nero, altre se restano in cinta perdono il lavoro, e in inoltre gli asili nido non ci sono o sono costosi e non tutti possono permetterseli, per questo se volessero favorire la natalità dovrebbero lavorare su questi aspetti. Impedire il ricorso alla Ru486 non è la soluzione, e nemmeno si possono costringere le donne all’aborto chirurgico, questa sarebbe l’ennesima cattiveria fatta sulla loro pelle: non si può fermare il progresso, il mondo va avanti».
Oltretutto la ginecologa evidenzia che in questo modo «si spingono le donne all’aborto farmacologico cercando informazioni in Internet», una sorta di fai-da te pericoloso «che diventa l’unica soluzione quando la peggior parte degli Ospedali non lo offrono, per questo anni fa abbiamo ottenuto la legge 194, per porre fine agli aborti clandestini, oggi non è pensabile tornare indietro».