ANCONA – «Abbiamo interesse che le parafarmacie possano eseguire i test sierologici, ma ci sono problemi organizzativi». L’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini risponde così alle polemiche sollevate da Movimento Nazionale Liberi Farmacisti, Federazione Nazionale Parafarmacie Italiane, Confederazione Unitaria Libere Parafarmacie Italiane e Federazione Farmacisti e Disabilità Onlus, che con una nota stampa hanno contesto la decisione della Regione Marche di eseguire i test sierologici solo nelle farmacie delle Marche, escludendo dall’intesa le parafarmacie che avevano offerto la loro disponibilità.
«Il virus non risponde a logiche corporative – si legge nella nota a firma della coordinatrice Marche, Daniela Clini -, è bene che le risposte alla pandemia coinvolgano più soggetti, soprattutto se tale offerta è spontanea e a costo zero. La nostra disponibilità rimane». L’assessore alla Sanità ha replicato però che «molte parafarmacie non sono convenzionate e manca il collegamento digitale» che non consentirebbe la trasmissione dei dati relativi alle positività.
Secondo Saltamartini servirebbe «un protocollo di intesa, occorre prima risolvere i problemi organizzativi per far sì che anche le parafarmacie entrino in questo sistema». L’assessore a margine della seduta odierna del Consiglio regionale parlando dello screening di massa che prenderà avvio il 18 dicembre nei capoluoghi di provincia con i tamponi antigenici rapidi, ha chiarito che nel pomeriggio ci sarà un vertice con i tecnici del servizio sanità per mettere a punto i dettagli dell’operazione, mentre per venerdì 11 dicembre pomeriggio è previsto un confronto con i sindaci delle 5 aree vaste per «verificare quali sono le strutture disponibili».
«È una operazione molto complessa, saremo la prima Regione ad eseguire uno screening di queste dimensioni – ha detto Saltamartini -, stiamo predisponendo tutta l’organizzazione, l’Asur metterà a disposizione tutto il personale sanitario».
Per lo screening l’assessore ha chiarito che «il metodo è quello di mandare in esecuzione dei drive-in covid e se non ci sono queste aree di predisporre aree all’aria aperta dove parcheggiare le auto e i cittadini potranno incanalarsi per eseguire i test». L’obiettivo, come ha ricordato è quello di «sottoporre 900 mila marchigiani allo screening sia per vedere la dimensione dell’estensione della pandemia e in seconda analisi di verificare quale è la domanda e il fabbisogno dei vaccini covid».
E proprio sul fronte dei vaccini contro il covid, ha ricordato che il nodo è definire «chi farà il vaccino e dove farlo», se infatti lo screening potrà essere eseguito in aree all’aperto, «bisognerà capire se anche la somministrazione dei vaccini contro il covid potrà avvenire con la stessa modalità o in strutture fisse».
L’assessore ha poi rimarcato che dalla somministrazione della vaccinazione «c’è un mese» prima che si sviluppo l’immunità, «aspetti che dobbiamo ancora affrontare». «A fine gennaio arriveranno 80 mila dosi di vaccino per circa 40 mila operatori del settore sanitario, della sanità privata e delle Rsa» ha detto sottolineando che il Commissario Arcuri ha sottolineato, come spiega Saltamartini, che entrambi i vaccini (Pfizer e Moderna) devono ancora essere approvati dall’agenzia europea del farmaco e da quella italiana.