ANCONA – Si stima che, nelle Marche, siano 183 mila le donne che, nel corso della loro vita, hanno subito una qualche forma di molestia sessuale, pari al 36,5% delle donne con un’età fra i 14 e i 65 anni di età, e che siano 51 mila quelle che le hanno subite negli ultimi 3 anni, ovvero una donna su dieci (10,2%). È quanto risulta dai dati dell’Istat, elaborati dall’Ires Cgil Marche. Si tratta di molestie verbali, molestie con contatto fisico, molestie attraverso il web. Sono invece 41 mila, sempre secondo le stime dell’IRES, le donne tra i 15 e i 65 anni che nelle Marche hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro, pari all’8,3%, di cui 16 mila negli ultimi 3 anni (3,1%).
Con riferimento ai soli ricatti sessuali sul luogo di lavoro, si stima che, nel corso della vita, 36 mila donne, pari al 7,2%, ne sono state vittime per essere assunte, per mantenere il posto di lavoro o per ottenere avanzamenti di carriera. La maggior parte di loro non ne ha parlato con nessuno nel posto di lavoro.
«Sono numeri sconcertanti che dovrebbero indignare tutti – dichiara Daniela Barbaresi, Segretaria Generale della CGIL Marche -. Cifre che ci parlano di un’arretratezza culturale ancora da superare e di tanta strada ancora da fare per il pieno raggiungimento della parità tra uomini e donne e per riconoscere il rispetto della dignità di tutte e tutti a partire dai luoghi di lavoro. Occorre lavorare sul piano culturale ma in modo concreto. Da questo punto di vista, è importante l’accordo che Cgil, Cisl, Uil e Confindustria hanno sottoscritto due anni fa a livello nazionale, poi successivamente declinato in accordi nelle province delle Marche, nel quale si definiscono le azioni concrete per contrastare e prevenire ogni atto o comportamento che si configuri come molestia o violenza sul lavoro. Cosi come sono importanti le intese istituzionali, come il recente protocollo tra la Regione Marche e oltre 60 altri soggetti, tra cui istituzioni, organizzazioni sindacali e associazioni per attivare la rete regionale contro la violenza di genere».
Sempre secondo la segretaria generale della Camera del Lavoro, «Questi dati devono farci riflettere anche sulle reali condizioni di lavoro di tante donne, nella nostra regione come nel resto del Paese, dove agli effetti della crisi, si sono sommate precarietà, riduzione dei diritti, condizioni economiche difficili. La precarietà, la frammentazione del lavoro, l’incertezza delle condizioni rendono le donne e le lavoratrici più indifese di fronte a ricatti, soprusi e molestie nei luoghi di lavoro. Per questo è necessario riconoscere il ruolo delle donne nella società così come nel lavoro, superando ogni forma di diseguaglianza, ma è altrettanto importante che il lavoro sia di qualità e possa avere adeguate tutele per tutte e tutti».