«Se le aziende non trovano lavoratori il problema non è il reddito di cittadinanza. Se le persone venissero considerate tali e inserite in un’organizzazione del lavoro non come elementi da cui trarre profitto, se avessero una soddisfazione economica e si permettesse loro di sentirsi parte di un progetto non andrebbero via: resterebbero e lavorerebbero bene e con soddisfazione». Sono le parole di Claudia Mazzucchelli, segreteria generale della Uil Marche, a commento degli ultimi dati Inps su reddito e pensione di cittadinanza.
Nei primi 4 mesi del 2022 i percettori di almeno una mensilità sono stati poco più di 18mila con circa 37mila persone coinvolte e un importo mensile medio di 482,92 euro, somma inferiore al dato nazionale che risulta essere 558,17 euro. «Si parla di fannulloni, di gente sul divano – aggiunge la segretaria Mazzucchelli – ma se andiamo a scorporare il dato vediamo che 2.143 percettori sono già pensionati che integrano il proprio assegno con un importo medio mensile di 257,86 euro. Il Reddito di Cittadinanza riguarda, invece, 16mila persone in età da lavoro e l’importo medio è 514,61 euro: siamo sotto la soglia di povertà. Questa resta una misura di contrasto alla povertà, toglierlo nella situazione economica che stiamo vivendo sarebbe un ulteriore aggravio sulle spalle delle famiglie».
In questo primo quadrimestre oltre 2.500 misure sono state revocate o sono decadute per assenza o il venir meno dei requisiti. In questo conteggio finisce anche chi trova lavoro. Le Marche figurano ai vertici della classifica nazionale di “ingaggio” di beneficiari: dall’avvio della misura oltre il 35% dei richiedenti ha trovato occupazione, percentuale inferiore solo a Friuli, Veneto ed Emilia Romagna.
«Il punto di vista economico è determinante – conclude la segretaria Uil Marche – ma non è l’unico fattore. Dobbiamo offrire un lavoro che soddisfi perché c’è un diverso approccio rispetto al lavoro che contribuisce a definire la persona: si parla di transizione ecologica, di transizione digitale ma c’è anche una transizione etica. La priorità è il lavoro che deve essere di qualità e sicuro».