Ancona-Osimo

“La memoria dell’ape” e l’ex poliziotta che torna a indagare: ecco il giallo di Marina G. Robino

Il libro sarà presentato il 10 maggio ad Ancona. La scrittrice milanese, anconetana d'adozione, racconta il suo rapporto con la città: «L'impatto è stato forte. Ci ho fatto pace con il tempo»

Marina G. Robino (foto per sua gentile concessione)

ANCONA – È uscito il giallo La memoria dell’ape, il nuovo romanzo dell’autrice Marina G. Robino. La presentazione alla libreria Fogola di Ancona, il 10 maggio (ore 18.30). Il sequestro di un neonato vicino a Cento porta la polizia emiliana a riaprire un caso irrisolto e l’ispettrice Lea Speranza Bassetti, che si era ritirata a vivere nelle campagne della Bassa padana dedicandosi all’apicoltura per trovare un po’ di pace, si trova costretta a riaffrontare le sfide emotive legate al suo lavoro.

Per aiutare i suoi colleghi a dare un volto (e un nome) non solo al responsabile della scomparsa dei neonati, ma soprattutto a scoprire chi ha rapito e ucciso sua sorella molti anni prima, dovrà tornare ad affrontare i fantasmi del suo passato.

La scrittrice Marina G. Robino (foto per sua gentile concessione)

Si prospetta un romanzo avvincente, quello di Marina G. Robino, milanese di nascita e anconetana d’adozione, che ha firmato un romanzo profondo e insolito. La protagonista non è infatti una giovane donna in carriera, come i soliti soggetti scritturati per fiction Rai o Mediaset (vedi Le indagini di Lolita Lobosco o Vanina – Un vicequestore a Catania).

«Tutto è nato dalla voglia di scrivere di una donna che con coraggio decide di abbandonare totalmente la propria vita precedente e rischiare. Va a andare a vivere da sola in mezzo alla campagna e da lì si sviluppa il giallo». Pubblicato dalla casa editrice Delos Crime, di Franco Forte, collana curata da Roberto Mistretta, l’autrice si è fatta aiutare da una (vera) vice ispettrice della questura di Ancona.

«Lei mi ha aiutato molto – fa sapere l’autrice –. Io le mandavo i capitoli e la poliziotta non dava certo giudizi sulla scrittura o sul contenuto ma forniva indicazioni sull’approccio investigativo. È stato interessante. Anche perché mi piaceva parlare di una figura femminile in ruoli un po’ diversi. Anzitutto, non è giovane e non ha ambizioni particolari. Pur essendo bravissima nel suo lavoro, decide di lasciarlo. Preferisce una vita diversa, più tranquilla, ma una serie di vicende la riportano al suo mestiere».

Robino, nel 2020, ha pubblicato La quarantena di Bosco, una raccolta di racconti gialli, seguita nel 2021 da Acqua sporca per Oakmond Publishing, e nel 2022 da Fragile – handle with care. I suoi racconti sono stati inclusi in volumi collettivi come Diario italiano del Corriere della Sera e Live your beliefs, edito da Book Tribu di Bologna. Ha ottenuto riconoscimenti nelle ultime due edizioni del concorso “Racconti di città”, organizzato, tra gli altri, dalla Casa delle Culture di Ancona.

Il giallo è in libreria (foto per gentile concessione dell’autrice)

Una città, Ancona, in cui lei, arrivata da Bologna, confessa di essersi sentita «molto straniera». «Quello con la città – dice – è un rapporto che è migliorato nel tempo. All’inizio – racconta – l’impatto è stato forte, sono 25 anni che vivo qua. È stato strano, quando sono arrivata, mi sono sentita molto straniera. Ma al contempo ho sempre apprezzato la natura e ciò che Ancona e il Conero offrono. Adesso – scherza l’autrice – con il capoluogo ci ho fatto pace, ma è servito tempo».

«Non so se alla base di tutto ci sia il carattere degli anconetani, che sono forse portati a stare con persone che conoscono da tempo, con il loro gruppo, in comitive già abbastanza affiatate. Certo è che anche io non sono una persona che si butta facilmente in nuove esperienze. Insomma, anche io mi prendo le mie responsabilità – scherza –. Com’è il milanese? Molto sbrigativo, mentre i bolognesi sono molto aperti. Quello che ho notato è che ci vuole tempo per entrare nelle grazie dell’anconetano, ma ora con la città ho finalmente un rapporto cordiale e sereno».

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