Cento calzaturieri marchigiani esporranno le nuove collezioni al Micam, l’importante fiera e punto di incontro mondiale per gli operatori del settore calzaturiero, all’interno dei padiglioni delle Fiera di Milano Rho, dal 18 al 21 febbraio. «Le difficoltà non mancano, ma come ogni edizione gli imprenditori del nostro distretto saranno protagonisti durante la più importante fiera mondiale. Un momento fondamentale che indirizza la campagna di vendita, in parte già iniziata e che sta dimostrando come ci sia un ritorno verso il negozio fisico dopo il mini boom del digitale», spiega Valentino Fenni, presidente della sezione Calzature di Confindustria Fermo.
Calzaturiero, il quadro generale
«Le guerre in corso destabilizzano i mercati e ora la crisi del Mar Rosso che impatta sulla logistica. Al contempo però potrebbe spingere, come accaduto durante la pandemia, le aziende che producono lontano dall’Italia a ripensare il sistema di produzione», prosegue Fenni.
I costi di un container sono più che raddoppiati rispetto al 2023, considerando che per il canale di Suez passa il 40% del nostro interscambio, import ed export, commerciale marittimo e che la moda è uno dei settori più interessati, le conseguenze potrebbero peggiorare.
I calzaturieri iscritti a Confindustria Fermo rappresentano il 60% della delegazione, Montegranaro con 26 è il comune più rappresentato. «Ci sono quattro nuove aziende che hanno scelto di tornare o debuttare al Micam, un segnale importante verso la fiera in cui si ritrovano mille marchi da tutto il mondo. L’associazione fa il possibile per supportarli, anche grazie ai fondi che Regione e Camera Marche garantiscono».
I timori e le speranze
«I dati dell’export fotografano la difficoltà che vive il sistema moda in generale. Perché è vero che spesso leggiamo di segni positivi, solo che sono legati più al valore che ai volumi. Ed è chiaro che diminuendo gli ordini, sono le griffe a dominare i mercati. Il lusso è una garanzia, ma non dobbiamo sottovalutare quanto sta accadendo in vari distretti, ovvero un calo di ordini che ha fermato le manovie di molte piccole aziende terziste», dice Fenni.
Ma non manca l’ottimismo. «Le ultime settimane sono state molto intense all’interno delle aziende. Le collezioni sono il nostro biglietto da visita, il frutto del lavoro dell’ufficio stile, del colpo di genio di un dipendente, il frutto di analisi di mercato. Tutti sappiamo che le sneakers dominano il settore, ma il ritorno della scarpa in cuoio è un fatto. L’artigianalità del nostro lavoro ci permette di restare protagonisti».
Con la richiesta di azioni mirate. «Come ha ricordato la presidente di Assocalzaturifici, stiamo aspettando ancora l’albo dei certificatori che vada a definire la questione credito di imposta su innovazione ricerca, ovvero sui nostri campionari. Ecco questo è quello che la politica non deve fare, lasciarci nel limbo. Chiediamo chiarezza, oltre che azioni mirate di supporto, dal credito a incentivi per favorire la digitalizzazione e la transizione verso la sostenibilità di prodotto e aziendale».