CERRETO D’ESI – Vicesindaco a Cerreto D’Esi e candidata alla guida del Partito Democratico delle Marche. La parabola di Michela Bellomaria, 41 anni, che è pronta a questa ennesima sfida.
Com’è nata questa decisione?
«La decisione nasce dallo spirito di servizio e dalla volontà di mettere a disposizione della comunità democratica le capacità e le competenze acquisite con l’esperienza personale, professionale e amministrativa».
Cosa vorrebbe dire per l’entroterra montano, nello specifico il fabrianese, un’eventuale sua affermazione?
«Credo che possa essere una straordinaria opportunità per dare maggiore rilevanza regionale alle criticità specifiche dell’area montana. Le zone interne tornerebbero centrali nella discussione e nell’iniziativa politica del nuovo PD regionale».
Quali tre parole d’ordine del suo mandato?
«Io e la mia squadra ne abbiamo cinque. Adesso: un Partito che non immagina il futuro è un Partito senza prospettive. Troppo spesso il Pd si è perso nei dibattiti interni ignorando i grandi problemi del presente e gli sviluppi futuri del Paese. Squadra: iscritti, volontari, segretari di circolo e di federazione, amministratori locali, consiglieri regionali e parlamentari, questa è la grande squadra del PD, che in questi anni non è mai stata riunita e coordinata, con la conseguenza di non aver mai giocato al meglio le sfide più importanti. Vicinanza: dobbiamo stare vicini alle persone, quindi ai loro problemi. Lavoro stabile, sicuro e adeguatamente pagato, sanità pubblica vicina alle persone, accesso all’istruzione e scuole sicure e all’avanguardia, diritto alla casa, assistenza ai più fragili, lotta alle diseguaglianze e alle discriminazioni. Chiarezza: proponiamo un Partito chiaro nel linguaggio e nei contenuti. Dobbiamo riscoprire la capacità di farci capire da tutti. Territorio: dobbiamo tornare a rappresentare tutti i territori delle Marche e ad esserci fisicamente. immaginiamo un PD Marche in grado di sostenere l’attività dei circoli e le battaglie politiche dei territori e ci riporti anche dove non siamo più da troppo tempo».