SERRA DE’ CONTI – I cittadini si mobilitano contro l’acquisto del Monastero di S. Maria Maddalena. Ma il Comune non è dello stesso parere. «La raccolta firme avviata rappresenta di certo le legittime convinzioni dei firmatari, e quindi è da rispettare, ma è un pò deludente», lo afferma in una nota l’amministrazione di Serra de’ Conti
«Convinzioni che rispettiamo – scrive il Comune in una nota – nell’ambito di un dibattito sul futuro della comunità che merita adeguato approfondimento, specialmente in questo periodo di evidente crisi economica, di poche prospettive per i giovani e di calo delle attività nel centro storico. Il dibattito pubblico e l’approfondimento serio sono fattori determinanti della democrazia, ringraziamo pertanto coloro che si sono impegnati nella raccolta di firme contribuendo, direttamente o indirettamente, all’informazione e alla divulgazione delle problematiche in oggetto.
Le circa 350 firme raccolte in diversi mesi, rispetto alle 1.500 annunciate, non sono poi molte – riflette sempre il Comune – quindi abbiamo motivo di ritenere che si tratti di una raccolta firme un pò deludente anche per i promotori. Peraltro, la sottoscrizione da parte di alcuni minorenni è un fatto piuttosto grave e segnala quantomeno un certo “affanno” nella raccolta stessa. Occorre infine ricordare che l’azione del Comune, oltre che trovare fondamento nella Costituzione (art. 9) e nel Codice dei Beni culturali (d.lgs. 42/2004), non sembra avere molte alternative se non il degrado, oggi purtroppo favorito dalla situazione di impasse dovuta al terremoto, o la speculazione privata di cui si può essere vittime inconsapevoli. Quanto alle preoccupazioni sul costo di acquisto, con il passare dei mesi, sono state diffuse molte cifre: 1.2 milioni, 900 mila, 600 mila €, ecc.. Ciò testimonia semplicemente di una normale trattativa e di un fattore inaspettato, emerso da agosto in poi, cioè il terremoto. Questo fatto, com’è facile intuire, non solo ha scompaginato drammaticamente molte comunità ma ha influito sui valori immobiliari di intere aree del Paese, quindi con effetti anche a Serra de’ Conti».
La nota puntalizza anche altri aspetti: «L’ipotesi di ospitare dei religiosi terremotati, come già noto, verificata presso le istituzioni civili e religiose non ha alcun fondamento, peraltro si è trattato di una proposta quantomeno incauta e percepita negativamente da molti concittadini (provocazione, sciacallaggio, ecc.), oggi comunque inattuabile a seguito dei sopralluoghi post-sisma. La proposta di porre dei vincoli urbanistici, con destinazione d’uso a soli scopi religiosi e spirituali, come più volte ribadito pubblicamente, non ha alcun fondamento giuridico, quindi esporrebbe il Comune a rischi di illegittimità, con evidenti conseguenze giuridiche e spese legali. Quanto alle ricadute sulle tasse, sappiamo bene che si tratta di un argomento di sicuro effetto polemico, tuttavia facciamo presente che i Comuni, da molti anni, fanno investimenti importanti solo in presenza di finanziamenti esterni (regionali o nazionali), quindi come in relazione alla biblioteca comunale o alla ristrutturazione del frantoio, non si avrebbe un effetto sulla tassazione. Piuttosto, si tratterebbe di portare a Serra de’ Conti risorse che andrebbero altrove, un fatto ben noto a chi ha un minimo di esperienza amministrativa».