MONTECOSARO – «Non si può morire a 16 anni». È la frase che le centinaia di persone che hanno gremito oggi pomeriggio la chiesa della Santissima Annunziata a Montecosaro si sono ripetute in questi quattro giorni. Tre comunità in lutto oggi per l’ultimo saluto a Mattia Perini, il giovane morto giovedì scorso dopo essere stato investito da un treno alla stazione di Loreto. Montecosaro, Civitanova e Loreto, con i rispettivi sindaci presenti, si sono stretti intorno al dolore di mamma Simona e papà Giordano.
La bara bianca è entrata in chiesa qualche minuto prima delle 15, tra le lacrime e il dolore dei presenti. Sopra la maglietta di Mattia della Asd Montecosaro. Dietro al feretro i genitori del 16enne e i tantissimi amici e compagni che in mano, per l’ultimo saluto, avevano rose e palloncini bianchi. A celebrare la funzione religiosa, alla quale sono seguiti tantissimi ricordi, don Lauro Marinelli.
Anche l’Arcivescovo Prelato e Delegato Pontificio di Loreto Monsignor Fabio Dal Cin, ieri sera, ha voluto ricordare Mattia durante la celebrazione nella Basilica della Santa Casa. «Preghiamo per lui e inviamo alla famiglia e alla scuola le più sentite condoglianze da parte di tutta la comunità ecclesiastica di Loreto. Vogliamo pregare Mattia perché il Signore lo accolga nella casa del Padre. Preghiamo per i suoi genitori straziati dal dolore, per i parenti, gli studenti, i compagni di scuola e gli insegnanti che affrontano la perdita di un amico e di un compagno».
«Ci sono giorni che nessuno vorrebbe mai vivere. Ci sono giorni in cui la vita viene spezzata via e nei nostri cuori scende la notte. È quasi impossibile parlare davanti alla morte di un figlio, di un ragazzo, di un amico. Diventa quasi impossibile pensare, impossibile perfino respirare – il commosso ricordo del compagni di scuola -. Insieme al cuore di Mattia si è fermato anche il nostro perché nessuno di noi riesce ad accettare questo dolore. Davanti a una perdita così grande servono una forza disumana, un coraggio titanico, una fede incrollabile per colmare il vuoto che hai lasciato e forse solo tu puoi aiutarci da lassù. Che la terra ti sia lieve e che tu possa brillare in cielo di una luce calda e accecante».
«Grazie Mattia per la tua serietà, per l’affidabilità, per l’aver sempre guardato negli occhi le persone e per essere stato un modello di comportamento con la tua delicatezza d’animo rara» – le parole di un’insegnante dell’istituto alberghiero “Einsten-Nebbia” che il 16enne frequentava.
«Spesso se non avevi i capelli al loro posto e ben pettinati non volevi nemmeno uscire di classe – il ricordo dei compagni di classe -. Avevi tante incertezze ma eri anche molto determinato e conoscevi bene i tuoi obiettivi e i tuoi sogni. Mattia eri parte del nostro cuore e lì ti terremo per sempre». Con loro anche il ricordo del professor Galeazzi che ha avuto «l’onore e il piacere di essere un tuo insegnante. Hai sempre dimostrato grandissimo rispetto per gli altri, rigore, purezza d’animo e una rara attenzione verso il tuo interlocutore».
Poi il tragico racconto di chi, giovedì scorso, era con Mattia alla stazione di Loreto. «Eravamo sul marciapiede del terzo binario di spalle e stavamo chiacchierando quando all’improvviso, un suono fortissimo, ha squarciato l’aria della stazione – ricordano Leonardo e Cristian -. Ti abbiamo visto mentre provavi a evitare quel treno e abbiamo immaginato il tuo volo prima di cadere a terra. Siamo subito corsi da te sperando che fosse la paura ad averti lasciato al suolo ma quando abbiamo visto il tuo volto abbiamo capito che non era così. Abbiamo subito chiamato i soccorsi ma avevano capito che non c’era nulla da fare. Non si può morire a 16 anni, questo era l’unico pensiero che ci martellava in testa; nessuno però muore sulla terra finché vive nei cuori di chi resta».
«Giocherai per sempre con noi – le toccanti parole dei compagni e amici di squadra della Asd Montecosaro -. Con le tue battute eri il nostro intrattenimento preferito durante gli allenamenti. Sappi che cercheremo di non rendere mai vana la tua ultima tripletta dando sempre il massimo in campo».
Infine le parole di Samuele, il miglior amico di Matti «Ci siamo conosciuti perché tu mi chiedesti se potevo aiutarti a rimettere la catena della bici; dicevi di essere imbranato. Mi chiedesti poi che sezione avrei fatto alle medie e io ti dissi la C. Tu rispondesti che sapevi quindi con chi avresti potuto fare casino: in quei pochi attimi ho capito che saremmo diventati grandi amici. Le tue grandi passioni erano la cucina e il calcio ma anche per le ragazze andavi proprio matto. Poi è arrivato il giorno in cui si è fermato tutto: non riuscivo a credere alle tante chiamate e messaggi che mi arrivavano e pensavo fosse uno scherzo. Poi ho guardato quella foto e ho riconosciuto il tuo fisico. L’ho guardata mille volte per cercare di dire a me stesso che non eri tu ma purtroppo non è stato così. Sono quattro giorni che non ricevo una tua chiamata e mi ripeto sempre la stessa cosa ‘non si può morire a 16 anni’; io non credo a chi mi dice che questo era il tuo destino perché il tuo destino era quello di aprire un ristorante insieme. Oggi non dovevamo essere qui ma dovevamo essere a letto a riprenderci dalla sbornia che avremmo dovuto prendere ieri sera al mio compleanno. Ti ho scritto questa lettera non da migliore amico ma da fratello perché per me eri questo e mi raccomando non farle innamorare tutte lassù, buon viaggio Matti».
Tanti palloncini bianchi fatti volare in cielo e un lungo applauso hanno poi accompagnato l’uscita del feretro bianco.