ANCONA – La portacontainer aveva una velocità eccessiva quando erano in corso le manovre di ormeggio. A controllarla doveva essere il comandante, un 52enne russo che ora rischia un processo per omicidio colposo.
LEGGI ANCHE: Luca Rizzeri, un anno dopo. Le sirene del porto suonano in memoria del marittimo morto sul lavoro
La Procura ha chiuso le indagini sulla morte dell’agente marittimo Luca Rizzeri, il 33enne morto il 10 giugno 2019, un anno fa, alla banchina 23 del porto durante l’ormeggio di una nave portacontainer. Dipendente della agenzia Archibugi quella mattina si trovava al lavoro, doveva seguire le operazioni di scarico quando è stato colpito al collo dalla cima del naviglio battente bandiera portoghese. La grossa corda si era spezzata durante le manovre di ormeggio senza dare scampo al marittimo che lo aveva colpito come una frustata. Rizzeri morí sul colpo. La conclusione delle indagini, da parte del pm Rosario Lioniello, è un atto prodromico alle richieste di rinvio a giudizio per il comandante difeso dall’avvocato Alessandro Scaloni.
Come responsabile del naviglio Bf Philipp è ritenuto responsabile, per la Procura, della morte di Rizzeri perché la portacontainer non avrebbe mantenuto la velocità adeguata ai presidi di bordo durante le operazioni di attracco e la stessa corda che colpì il marittimo era consumata tanto da non resistere alla trazione e spezzarsi. La Procura aveva fatto fare una perizia tecnica sulla cima killer incaricando un ingegnere, Pasquale Frascione, che aveva stabilito che la cima si era spezzata perché completamente usurata, utilizzata da almeno 4-5 anni e quindi non idonea all’ormeggio in banchina.