FALCONARA – La figlia muore in una casa di cura, lei non crede al suicidio accertato sui referti medici e si oppone alla tumulazione. «Non la seppellirò fino a quando non avrò le risposte che cerco». Non si dà pace una mamma polacca di 50 anni, residente da tempo a Falconara. Il 7 settembre ha perso la figlia 29enne. Era ricoverata in una struttura di Ravenna, per disintossicarsi da droga e alcol. L’hanno trovata impiccata con i lacci delle scarpe. La donna però ci vede altro dietro quel decesso che vorrebbe far approfondire ma fino ad ora ha trovato solo porte chiuse. «Ho chiesto alla procura – dice la 50enne – di far fare l’autopsia. Voglio sapere cosa c’è nel sangue di mia figlia, se aveva assunto droga che in quella struttura non doveva esserci. Al capo aveva anche due brutti ematomi. Vorrei si approfondissero anche quelli. Chi glieli ha fatti?». Il 7 ottobre prossimo la ragazza avrebbe compiuto 30 anni. In Italia è arrivata che non era ancora maggiorenne. Dal giorno del decesso il corpo è all’obitorio dell’ospedale di Cesena.
«Purtroppo ha seguito sempre giri sbagliati – continua la madre – alcol, droga, prostituzione. Io sono sempre corsa a salvarla o a cercare di salvarla. Avevo provato anche a chiedere la sua interdizione ma non ho trovato appoggi». Diventata maggiorenne la figlia ha cambiato diverse strutture dove ogni volta fuggiva, appoggiata, stando alla madre, da figure poco raccomandabili. È arrivata a prenderla anche in Svizzera. La donna è assistita dall’avvocato Silvia Roccoletti. Hanno individuato anche un medico legale di parte per far fare l’autopsia. «La procura di Ravenna – dice la 50enne – non è d’accordo. Io non cedo».